Fotografia del 4 dicembre 2014 – Imprenditore

4 Dic

“Sei felice?”

È la domanda più ricorrente che ho ricevuto dalle pochissime persone che hanno saputo ciò che stava succedendo alla mia vita, prima che diventasse ufficiale. Da qualche settimana per intenzione, da lunedì per contratto, da ieri per legge, sono diventato socio di Proforma, l’agenzia di comunicazione per cui lavoro da sei anni.

A tutti ho risposto in modo secco e deludente. “No.”

“No” è la stessa risposta che (credo) avrebbe dato un ciclista di medio livello se si trovasse in testa al gruppo, all’arrivo della prima salita di un tappone pirenaico del Tour de France. Sarei un imbecille a pensare che una cosa del genere capiti a tutti. Sono soddisfatto e su di morale. Ma io la sto vivendo così, come un punto di arrivo parziale, di sicuro non come una meta definitiva.

Non avrei mai pensato, anche solo pochi mesi fa, che nella vita avrei fatto l’imprenditore. Ho l’attitudine da orso, la solitudine mi piace sempre più, parlare mi affatica, stare al telefono ancor di più, scrivere mi fa sentire libero. Nelle mie fantasie c’era una casa in campagna, un computer ed elucubrazioni intellettuali. Nel frattempo però la mia autostima come pensatore è precipitata, e contemporaneamente  i risultati del mio lavoro industriale hanno iniziato a lasciare qualche traccia.

Forse la mia non felicità sarà figlia di questo, di un percorso imprevisto. Forse è semplice realismo, è la consapevolezza che fare impresa durante una recessione, al Sud, in comunicazione, è quanto di più lontano dalla parola “sicuro”.
Sarà che nel bivio di questo 2014 ho scelto la strada che non avrei mai pensato di scegliere. Ho rinunciato al tentativo di fare il tanto desiderato dottorato e ho preso la decisione che, razionalmente, credo sia più giusta. Il dottorato rimane comunque nei miei sogni, e non mi arrendo. Sto di fatto rinunciando anche all’altro percorso possibile, quello da giornalista-analista politico, sempre più confinato nella dimensione (per fortuna) di conflitto di interesse.

Non sarò felice, ma sono certamente molto contento di avere una prospettiva di vita finalmente lineare, di sapere che per qualche anno potrò finalmente andare per sottrazione e non per addizione, per qualità e non per quantità. Sono molto contento di poter dare l’idea, nel mio piccolissimo, che lavorare duramente porta a qualcosa.

Sarò molto contento se nel quotidiano non cambierà nulla, perché questo mi farà vincere una delle due paure di questa fase della vita. La prima paura è che chi mi conosce non mi riconosca più, che i successi professionali possano trasfigurarmi. Mi sono costruito un percorso anche economico per i prossimi anni fatto in modo che il mio stile di vita non cambi, né in meglio né in peggio. La seconda domanda più ricorrente è: “Quindi sei ricco?”. Senza cedere al pauperismo con la erre moscia: preferisco essere libero che essere ricco. Vedrò se sarà in grado di essere all’altezza delle mie aspettative.

La seconda paura è nelle pieghe del tempo libero delle persone frustrate, la paura di perdere tempo con persone e cose che in realtà non vogliono il miglioramento ma l’appiattimento. Ma su quella non posso farci niente, se non sbattere la testa e imparare.

Chiudo ringraziando papà e mamma, come ho già fatto di persona, con loro, in questi giorni.
Li ringrazio pubblicamente usando le stesse parole che ho usato in privato.
Grazie a papà per la curiosità. Grazie a mamma per la dedizione. Questo obiettivo, vostro figlio, vi assomiglia moltissimo.

Ho appena superato il primo gran premio della montagna, ora torno a concentrarmi, perché sulle discese sono molto più scarso. In salita rendo meglio.

3 Risposte to “Fotografia del 4 dicembre 2014 – Imprenditore”

  1. shardick 4 dicembre 2014 a 16:46 #

    Congratulazioni e in bocca al lupo.

    ma…

    “La prima paura è che chi mi conosce non mi riconosca più, che i successi professionali possano trasfigurarmi.”

    probabilmente l’hai scritto senza neanche renderti conto che in un certo momento, questa cosa è già successa.

  2. dino amenduni 4 dicembre 2014 a 22:34 #

    Ti ho pensato quando l’ho scritto. E continuo a pensare che dovevamo solamente parlarci un po’ di più. Un abbraccio e grazie.

  3. smilablomma 5 dicembre 2014 a 12:06 #

    in bocca al lupo e bravo!
    per il dottorato c’è sempre speranza e tempo. io vivo da un po’ in inghilterra, dove molti fanno il dottorato dopo aver fatto carriera: lasciano per un po’ quello che stavano facendo e si dedicano per 3-4 anni a studiare, anche in ambiti profondamente diversi da quelli del loro lavoro. mi sembra una bella scelta, anche per dare movimento alla routine. magari potrai fare così anche tu a un certo punto. te lo auguro.
    intanto daje tutta!

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