Deadmau5 – I remember (Caspa remix): Joel Zimmerman, nato dalle parti delle Cascate del Niagara, sta rapidamente mettendosi in mostra all’interno del panorama della club culture grazie ad alcuni azzeccati remix. In questo caso è il suo brano, “I remember”, un piccolo bignami per amanti della dance ibizenca della metà degli anni ’90, a metà tra gli Chicane e i primi Faithless, ad essere remixato con estrema abilità e con una chiave di lettura abbastanza ardita da Caspa, che con Rusko forma una delle coppie più interessanti della scena musicale britannica. A loro il merito di aver trasformato qualsiasi cosa secondo il loro credo, il dubstep. Un genere oramai non più di (assoluta) nicchia. Un po’ come la dance ibizenca anni ’90, che in pochi (me compreso) rimpiangono.
La Roux – bulletproof: qui siamo davanti a un fenomeno. Già citato in precedenza (oramai appuntamento fisso di queste rubriche), il duo composto da una straordinaria Elly Jackson e da Ben Langmaid, perennemente dietro le quinte, riesce a non sbagliarne una. Merito di un gusto un po’ particolare per la citazione anni ’80, farcita di punk non tanto nei suoni quanto nella sfrontatezza della cantante che riesce a farsi voler bene pur essendo sempre al limite dell’urlo e della stonatura. E quando un gruppo ti prende così bene in giro, con melodie di sicuro impatto, non puoi non lasciar perdere la purezza dei suoni e farti prendere in giro con il sorriso.
Florence and the Machine – Rabbit heart: come sopra: fenomeni. La Roux è già un’icona in divenire, Florence Welch e il suo quartetto aspettano pazienti l’uscita del loro primo album, “Lungs”, previsto per luglio, sfornando singoli di altissima qualità. Difficile trovare una categoria in cui inserire questa band dal nome bizzarro. Piuttosto appare utile sottolineare la perfetta quadratura del cerchio tra la voce molto poco pulita ma molto efficace della cantante e l’orchestrazione meravigliosa tessuta attorno a lei. Da vedere dal vivo, per sciogliere le ben poche riserve possibili che tanta bellezza in studio può ragionevolmente generare.
Phoenix – Lizstomania: prendi un titolo strano per il tuo quinto album, “Wolfgang Amadeus Phoenix”; scatena la curiosità tra i tuoi fan (che è? Megalomania? Musica classica? Creatività a tutti I costi?), poi decidi di chiamare “LIzstomania” il primo singolo estratto da Wolfgang, in onore alle spropositate reazioni, soprattutto femminili, che seguivano le performance al piano di Franz Lizst. E continui a non capire se ti stanno prendendo per il culo, o cosa. A quel punto decidi di smetterla con la dietrologia ed iniziare ad ascoltare e trovi lì i soliti Phoenix. Pop puro, à la Belle and Sebastian più che alla Britney per questo gruppo francese che sette anni dopo “If i have feel better” è dopo essere un po’ spariti dalle scene, stanno tornando alla grande. Così alla grande che i Phoenix sono il gruppo più “bloggato”, in barba a chi ha ispirato album e singolo, non proprio star del web 2.0: Mozart e Lizst.
Friendly Fires – in the hospital: questo brano è il degno “last but not least” di queste due rubriche. Un po’ di dance misto a shoegazing; chitarre distorte e percussioni, pop e rock, psichedelia e facile ascolto. Tutto questo in un brano solo. I Friendly Fires, del tutto sconosciuti nel nostro paese, vantano citazioni in videogiochi (Gran Turismo 5, se mai uscirà) e in serie tv (Gossip Girl), sono in corsa per premi dance ed indie, sono arrivati anche primi in Inghilterra. Il dono della sintesi, a volte, si nasconde nei posti più impensabili.