Planet Funk – Lemonade: torna il collettivo tutto napoletano guidato da Alex Neri, torna un suono che oramai è facilmente riconoscibile al primo ascolto, torna uno di quei progetti tutti italiani che è riuscito a sfondare, quasi più all’estero che nel nostro paese. Dove spesso, se canti in inglese, non sei una bandiera della nostra musica. Torna Dan Black alla voce. E torna dopo il grandissimo successo con il primo album dei Planet (“Who Said” vi dice niente?) e una discutibile carriera solista, in una sorta di parabola del figliol prodigo in chiave musicale. Un brano onesto, che non dice nulla di particolarmente nuovo, che però si fa ascoltare con immenso piacere.
Kings of Leon – Use Somebody: a pochi mesi dall’esordio di questa rubrica, abbiamo già la prima citazione doppia. I KOL erano già stati inseriti in “Avanti Pop” con la loro “Sex on fire”. Ma con il loro secondo singolo appaiono ancora più bravi ad incarnare il gioco che è alla base di questa rassegna mensile. Un gruppo rock, senza dubbio alcuno, capace di toccare le corde di qualsiasi tipo di pubblico con un pezzo che, pur essendo assolutamente orecchiabile, non tradisce le origini della band della famiglia Followill (tre fratelli, un cugino, originari del Tennessee). Inserite “Use somebody” in quella categoria trasversale dei cossidetti “inni da stadio”.
Jem – it’s amazing: dopo averla ascoltata più volte e aver deciso di inserirla nella cinquina del mese, ho scoperto che questa piccola perla fa parte della colonna sonora del film di “Sex and the city”. Per quanto possa essere pop, c’è sempre qualcuno che mi frega. La 34enne gallese, quasi carneade nel nostro paese, è invece piuttosto citata anche all’estero, ma più come chicca da sigla televisiva (i sospetti aumentano) che da cantante pop-folk-new-wave-chipiùneha. Anche da noi qualcuno la ricorda, per un singolo del 2004, “They”, anch’esso glorificato da quelle quattro o cinque serie televisive. Ok, è la cantante dei jingle.
Prodigy – Omen: chiariamo: sono tornati quelli del 1994. Che vi piaccia o no. Hanno realizzato un album assurdo, discutibile, che vi lascerà senza parole. Si chiama “Invaders must die”, ripropone la terna magica Liam-Keith-Maxim, ospita Dave Grohl, annulla ogni voce e punta tutto sul suono. Le classifiche europee apprezzano. Qui c’è molta poca orecchiabilità mainstream, di pop c’è sicuramente una storia fatta di eccessi e talento infinito che, in qualche modo, trasfigurando e tradendo se stesso, riesce a tornare e sfondare.
Kid Cudi vs. Crookers – Day’n’nite: il pezzo di Kid Cudi è già vecchio di un anno. Non sarà di questo che parlerò, ma del solito duo milanese, snobbato in patria, esaltato all’estero, di cui ho già parlato su precedenti numeri di Coolclub. Da Milano, fanno musica “ignorante”, suoni grezzi, sporchi, poco raffinati, poco chic. Un anno fa un loro dj set costava meno di 3000€, ora bisogna pagare 6 volte tanto. Sono arrivati secondi come vendite in Inghilterra, proprio con questo pezzo (chi ne parla? Nessuno), le radio continuano a spingere. E un po’ come i Planet Funk, ci chiediamo perché questa è ancora ritenuta musica italiana di serie B. Vista, poi, la qualità di quella di serie A. Perché Sanremo è Sanremo.