Archivio | dicembre, 2008

2008, l’anno della musica – i 5 album dell’anno

31 Dic

(sì, mi piacciono le voci femminili. Sì, non è stato un anno musicalmente entusiasmante. Sì, i Radiohead sono usciti nel 2007. E sì, non ho messo i Radiohead nei migliori 5 concerti dell’anno. Anche se loro sono indiscutibili. Li andrò a rivedere, senza perdere i biglietti)

5. Santogold – Santogold

Prendendo in prestito alcune altisonanti recensioni, Santi White, nera d’america, ha dato un colpo di elettroshock alla new-wave, di certo non una specialità di oltre oceano. Un album asciutto, cattivo, onestissimo, con alcuni pezzi eccelenti, senza cadute di stile. Se la matematica non è un opinione, questo è l’album USA dell’anno per me. Il che testimonia che, comunque, in America quest’anno è andato tutto di merda musicalmente.

4. Dargen D’Amico – Di vizi di forma virtù

Il rapper che piace solo a me (anche mio padre emette sordi dolori di disapprovazione, sto provando a fargli sentire altre tracce, chissà, mi viene a prendere a schiaffi), il cd doppio (forse troppo?) che piace solo a me, il rapper milanese delle cascine Crookers mette a fuoco la mira, si fa mettere sotto contratto da una multinazionale, mena merda a destra e manca, mette a nudo le proprie debolezze. Rimarrà nicchia, piacerà solo a me. E Gigi D’Alessio sarà il poeta dei nostri tempi.

3. Malika Ayane – Malika Ayane

Finita addirittura nella conferenza stampa di fine anno di Emiliano, Malika è la cosa migliore che si sia sentita in Italia in questo 2008. Abbiamo già ampiamente parlato del suo album, anticipato che sarebbe andata molto su in classifica. Poco altro da aggiungere, speriamo che se ne accorgano tutti. E non solo per merito del produttore, che fa le canzoncine che piacciono alle aziende automobilistiche come primo mestiere. Caterina Caselli sancisce (certo, ci sono pure i Gazosa tra le scoperte..), la sensazione è che continueremo ad ascoltare altro da noi. Ma chissà, magari fa i soldi all’estero.

2. Portishead – Third

Già detto troppo. Vedetevi il video (scelto come secondo singolo, nemmeno lo sapevo). E santificate Beth.

1. Adele – 19


Qui (non proprio qui qui, ma nella prossima classifica) trovate la migliore canzone dell’anno (ops, ho già anticipato una cosa), ma altre due tranquillamente inseribili nella top ten. Il mio unico 10 in pagella da quando scrivo, 2 anni e mezzo oramai (e nel frattempo è uscito di tutto). Un talento puro, che non si droga e quindi non diventerà famosa come Amy Winehouse, ma che può ambire al ruolo di unico avversario che tiene testa a Wino nel mio cuore, e certe volte la batte pure. Adele, da Tottenham, classe 84 (o 88? Diffido delle carte identità dei musicisti dopo aver visto cosa hanno combinato a quella che cantava “ho trovato la chiave, è la chiave del sole”), sovrappeso, insicura, pop nel senso migliore del termine, voce nerissima su un volto tipicamente britannico, è ciò che tutti noi dovremmo tenere a mente come novità dell’anno. Forse del triennio. Se Beth deve arrendersi, qualcosa di grosso (mi passerete l’espressione, visto che stiamo parlando di Adele) è successo.

2008, l’anno della musica: i 5 concerti dell’anno

31 Dic

5. Nicola Conte @ Bari, Teatro Piccinni, 20 dicembre 2008

Freschissimo e direttamente nella top 5. Si potrà discutere delle doti dal vivo del maestro di cerimonia, ma è l’unico punto, debole ma obbligato (come si potrebbe fare una Nicola Conte Jazz Combo senza Nicola Conte?) di un’esibizione superlativa. Musicisti eccezionali, Alice Ricciardi mi conferma che non ero un pazzo a tentare di portarla a tutti i costi in Puglia (ci ha poi pensato Bass Culture, ironia della sorte). Location eccezionale, così come la compagnia. I concerti non sono fatti di sola musica.

4. Massive Attack @ Napoli, Arena Flegrea, 17 luglio 2008

Ci aspettavamo qualcosa di più da Karmacoma, vista la presenza di Raiz nelle vicinanze del dottor del Naja, ma si è preferito essere sinceramente bristoliani e non è detto che sia stata una scelta sbagliata. Il concerto è stato strepitoso dal punto di vista scenografico. Uno schermo lunghissimo e strettissimo ha permesso alla regia di far partire pezzi di frasi, concetti, idee che hanno dato molto agli spettatori. Dal gossip a Stalin, dai numeri di una crisi che già si iniziava a respirare, a frasi dedicate alla città di Napoli Anche qui, il concerto in sè dice moltissimo ma non tutto. Ho rischiato di andarci da solo, evitando tutte le richieste di passaggio al limite dell’ipocrita. Alla fine ci è andata bene, lo strano trio è ritornato a casa alle 5 di mattina, e alle 10 era già di nuovo al lavoro.

3. Bjork @ Londra, Hammersmith Apollo, 15 aprile 2008

Primo giorno a Londra e subito l’evento più atteso. I giramenti di testa fortissimi (mai capito se dovuti al sonno, alla pressione ballerina o all’aria della metropolitana, fatto sta che nemmeno Pizza Hut riuscì a guarirmi) spariti d’incanto. Dj-set di Leila prima di iniziare, lei imperversa con un vestito incredibile. Alla prima canzone ha già superato la prova-live: dal vivo la voce è migliore che in studio. Incantato dalla bellezza del posto e dalla sua struttura (ri-sperimentata alla Brixton Academy il giorno dopo per gli Hives), incantato dal pubblico e dal momento lesbo-pride al quale, inconsciamente, stavamo partecipando.

2. Patrizia Laquidara @ Locorotondo, Mavù, 23 agosto 2008

Oh, questo video è proprio tratto dal concerto. Una prestazione strepitosa di una cantante che, se non esplode, mi incazzo. Tra l’altro questa è la sua perla assoluta. Mi ero messo a stress da mesi perchè finisse al Mavù e così è stato, pur con tanti ritardi, pur non potendomi sentire l’organizzatore dell’evento essendo uscito dalla casa madre qualche settimana prima. Per il resto tutto perfetto: non tanta gente, ma giusta. Tutti i capolavori, la sua capacità di interagire con i musicisti, lei a piedi scalzi, lei che canta senza microfono proiettata in avanti (minuto 4 circa, per crederci). Ah, che personaggio, mani infilate in tasca.

1. Portishead @ Milano, Alcatraz, 30 marzo 2008

Il più bello dell’anno, ma anche il più bello della mia vita. Salito per il More Than Zero, ebbi la botta di culo definitiva. Andai solo all’Alcatraz, un posto che mi dice solo bene, specie dopo il concerto di Amy Winehouse dell’autunno precedente. Così come mi dice bene andare ai concerti da solo. Fa freddissimo a Milano, ma questo non ferma niente e nessuno. I Portishead sono tornati dopo 11 anni, con un album bellissimo quanto rischioso. Beth è davanti a me, fuori dall’Alcatraz i bagarini gridano “compro biglietti” e non “vendo biglietti”. Quel pezzo di carta preso da Ticketone ha un valore inestimabile. Mi ritrovo con una canna di fumo preparata dal dottor Shardo, arrivo e c’è già il gruppo spalla, an Hawk and Hacksaw (http://www.myspace.com/ahawkandahacksaw), un Klezmer che poco ha a che spartire con la band-simbolo del trip-hop (più dei Massivi, oramai). Poi arriva Beth, sulle note di Silence, la prima traccia di Third.

Ecco, ho i brividi solo a vedere la scena:

Beth, uno scricciolo, compare sul muro sinistro con la sua ombra gigantesca. Beth quando non conta ci dà le spalle per stare con i suoi musicisti.

Pagherei qualsiasi cifra per rivederli.

2008 di getto, al rallentatore

30 Dic

Sì, prendiamolo così, senza pensarci. Scriviamo cosa viene, parliamo del 2008 senza dare ordine alle cose. Cosa affiora d’istinto è davvero importante.

Sia ben chiaro: il 2008 è stato l’anno più importante della mia vita. E, anche per questo, il più bello.

Laurea

18 febbraio 2008: tra una riunione e l’altra chiudo l’Università. Chi è ancora alle prese con lo studio non può immaginare la sensazione che si può provare una volta chiusa la vita da studente. Non credete a chi malinconicamente vi dirà “da oggi sono disoccupato”: quello che succede alla vita di un ex-studente è impagabile, liberatorio, unico. Qualcosa che non è paragonabile a nulla di ciò che avete provato e che proverete.

Master

30 giugno 2008: Amenduni studente più meritevole del Master in Marketing e Comunicazione. Fatto tra una corsa in radio e un’esame, tra una riunione pre-elettorale e qualche pesante concessione alla mia vita privata. Esperienza cruciale non tanto per quello che ho imparato (pochino, in verità), quanto per la consapevolezza del mio valore, di quello dei miei presunti colleghi, dello stato di salute della città, della comunità. La consapevolezza di ciò che già c’è e che va cercato, stimolato, aiutato. E cosa va invece messo da parte.

PD

14 aprile 2008: io ci credevo davvero. Quel pomeriggio ero in comune, i primi exit-poll ci davano sotto di un punto. Abbiamo immaginato la zingarata, che quella famosa “forbice” stavolta riservasse sorprese strane a nostro vantaggio. Poche ore dopo eravamo alle prese con Ansa da apocalisse. La Lega prende il doppio dei voti di Rifondazione, il 30% in Veneto. La sinistra era morta, stava morendo e noi stavamo preparando i crisantemi. Ovviamente in quei momenti non ne eravamo consapevoli, ma sapevamo che l’Italia voleva Berlusconi, voleva essere coccolata con le bugie. Sono stato coordinatore dello staff della comunicazione. Un’esperienza irripetibile, sia per il fascino e la quantità di cose che ho imparato, sia perchè non la potrei più rifare. Basta coi partiti. Ma mai basta alla politica.

Proforma

12 luglio 2008: iniziano 680 ore di stage. L’esperienza lavorativa definitiva. Entusiasmanti i clienti, i colleghi ( decisamente più talentuosi di me per la gran parte), anche gli orari assurdi mi hanno affascinato. Dopo 5 mesi di lavoro sempre presente ma che mai mi ha scoraggiato e levato il sorriso dal volto, adesso ho le chiavi di un giocattolo molto più grosso. Ma con loro la musica è e sarà sempre diversa. Se tendenzialmente perdo velocemente la motivazione una volta raggiunti i traguardi, con loro non funziona così. Con loro avrò sempre voglia di lavorare, anche gratis, anche di notte.

Radio

13 ottobre 2008: a proposito di traguardi e motivazioni. E’ in quel caldo lunedì d’autunno che realizzo un altro mio sogno: la conduzione di un programma quotidiano in diretta su Controradio, l’emittente che da giovani rappresentava una sorta di modello magico e insuperabile. Dopo 2 mesi e mezzo di galoppata trionfale, di progressivi, costanti e riconosciuti miglioramenti che ci sono valsi la riconferma per la prossima stagione, io mi trovo al bivio. Ho bisogno di sentirmi parte di un progetto che non si esaurisca con il compito a casa, ho bisogno di gente di talento al mio fianco, gente che sputi il sangue per lavorare gratis. Perchè io il sangue l’ho sputato, anche  se non mi è mai davvero pesato. Però è giusto che si sappia. Ora ho bisogno di motivazioni superiori per dare ancora di più. La radio è la mia passione incrollabile, ma non è una passione a tutti i costi. Più niente, in verità, è a tutti i costi.

Mavù

17 maggio 2008: organizzo il mio primo evento nel posto dei sogni. Il luogo più bello della Puglia, dove avevo assistito a concerti strepitosi (Groove Armada su tutti, con un amico che poi si è intrattenuto con una mia ex lungo il 2008. L’eterno ritorno dell’uguale?), a grandi dj-set ma sopratutto a un clima fantastico legato al posto. Un posto che mi permetteva di sognare programmazioni pazzesche, così come il mio accordo con la proprietà prevedeva. Un accordo finito con uno stipendio mai pagato e le mie dimissioni. E con la più grossa  delusione dell’anno, che però ha avuto il vantaggio di mettermi davanti alla verità: qui sono tutti ricottari, per organizzare eventi le strade sono altre. E forse non è nemmeno il mio mestiere.

Maruzza

8 ottobre 2008: mi ha cambiato la vita. Non serve aggiungere altro.

Luci in ombra

Vorrei ringraziare tutti (non più di 5, non mi fate fare i nomi, vi ho tenuti nascosti per proteggervi, non mi va di utilizzarvi come carne da macello o come materiale d’avanspettacolo) quelli che hanno impreziosito la mia vita durante tutto l’anno. Ho combinato veramente di tutto, ma nessuno lo sa. E nessuno lo saprà, se non i diretti interessati. L’orgoglio è quello di non aver mai fatto del male a nessuno, nè direttamente nè indirettamente. Nel fare gli stracazzi miei, ho avuto un’etica rigidissima. Lo devo, lo dovremmo tutti,a tutti.  Il rimpianto è quello di aver deluso qualcuno per non aver dato la sensazione di essere legato a queste persone, per essere stato “quello impegnato”, quando in realtà è mancato qualcosa, sempre qualcosa di diverso, e non solo qualcosa di mio. Siete luci della mia vita e non ve ne andrete via di certo.

2009

Pochi progetti, ma chiari (e già letti se seguite questo blog):

dare più valore al mio tempo e non solo economico;

non lanciarmi su tutti i progetti che mi piacciono;

abbattere la quantità di spettacolo e vita mondana;

avere più coraggio di dire alle persone che sono valide o che non lo sono affatto;

ridurre ancora di più la quantità di compromessi;

Un 2009 con meno Duni sarà un 2009 migliore.

Auguri ragazzi, che possiate avere la gioia che io ho provato in quest’anno.

bilancio pre-bilancio

29 Dic

A due giorni dalla fine del 2008 sarà difficile (e forse inutile) tenere lontano questo post da quello con cui proverò a mettere un punto sull’anno che si sta per chiudere.

Ancora una volta, una settimana densa. Densissima.

Iniziata con la festa di Proforma, non meno di 1000 persone, “una festa strepitosa” (citazione congiunta dei signori Cube-Demodè; non ditelo a nessuno);

proseguita con gocce di mondanità qua e là, con il 24 a pranzo da Nino a Barivecchia a base di panino e birra familiare. Una tradizione tutta barese che ho vissuto per la prima volta;

con la cena di Natale in cui, per la prima volta, i commensali alludono ai nipotini e mamma e papà si girano per indagare sui movimenti dei miei zigomi. Ora vai a capire se è legato a doppia emme, se sono io che sembro diverso per i fatti miei, o se più semplicemente sto per fare 25 anni e sentirmi ancora un adolescente non rimanderà nè la loro voglia di vedermi cresciuto nè l’appuntamento con l’anagrafe;

vincendo l’unica texana a cui ho partecipato (devo recuperare: per fortuna che oramai a poker si gioca tutto l’anno);

andando a vedermi un festival che avrei potuto contribuire ad organizzare, se solo ce la facessi a turarmi tutti i fori disponibili. Andando a farlo senza rabbia, senza invidia, ma consapevole che quella non è più la mia partita, la mia storia, il mio mondo. Per ora.

Ed è così che ci avviciniamo al 2009, coi concerti. Doveva essere l’anno della musica e così è stato.

Ed è stato chiuso con il botto, per certi versi. Ci avviciniamo al 2009, l’anno che in tempi non sospetti avevo definito “del self-marketing”. Dicitura oscura, per non dire brutta.
Diciamo che sarà l’anno della pazienza, della calma, del graduale disinvestimento su alcuni fronti che sono morti nella mia testa, talvolta del ritiro a vita privata. Sarà l’anno della valorizzazione del mio tempo.

Ma (anche) di questo, ne parliamo meglio fra due giorni circa.

Perchè, io valgo?

27 Dic

Che prezzo ha la fedeltà?

Che prezzo ha la lealtà?

Che prezzo ha la coerenza?

Che prezzo ha la volontà di scegliere?

Che prezzo ha decidere?

Che prezzo ha non guardarsi indietro?

Che prezzo ha non sorridere a tutti?

Che prezzo ha l’etica?

Che prezzo ha il rispetto?

Che prezzo ha l’altruismo?

Che prezzo ha l’integrità?

nero su bianco Natale

23 Dic

Io e doppia emme abbiamo provato a parlare di Natale, sapendo che avremmo affrontato la questione in modo differente, essendo differenti i presupposti. E già che c’eravamo, abbiamo iniziato a scrivere a quattro mani. Un divertimento appena introdotto nella nostra vita, ma già indispensabile. Abbiamo pubblicato questo post, identici, sui nostri blog. Per vedere cosa succede.

Duni

E’ 23 dicembre, sono le 19.25, ho tre caffè e una coca-cola nel sangue. Non so ancora cosa sia il clima del Natale 2008. Lo scoprirò fra un paio d’ore, quando mi deciderò a far volare all’aria quegli articoli in inglese che stancamente sono messi in un angolo.

E allora sarà tutto diverso. Non può essere un Natale come tutti gli altri.

Per la prima volta rinuncerò all’atipico pranzo “leggero” del 24 (un’usanza unica nel mondo) e potrò fare il barese che fa le vasche, mangia la focaccia e beve la Peroni.

Potrò farlo nel primo di tre (forse cinque?) giorni di ferie. Veri, pieni.

Già questo basterebbe per vivere un Natale diverso e migliore. Si aggiunge il fatto che, mai come quest’anno, stare coi miei mi farà piacere, dato che oramai non li vedo più, che in media mi concedo due pasti su 14 previsti dal rapporto genitori + figlio accomunati dallo stesso tetto.

E mai come quest’anno i miei saranno felici di avermi al loro fianco, di avermi con una faccia distesa, non più trafelato e non più corridore.

Di potermi chiedere come sto, come sono andati questi ultimi 6 mesi e come andranno i prossimi. Mi potrò riappropriare di tempi e spazi e toglierò la spia della riserva dal serbatoio.

La magia del Natale è per me questa, e niente più. Ed è comunque una magia splendida, di chi ha bisogno di viverla, di chi sa che la sola sua presenza fa star bene le persone.

Non sono credente, non lo sono mai stato. Non mi piacciono le feste comandate, e non me ne frega niente se sono blasfemo nel definire Natale una festa comandata, io la vivo così, come San Valentino, come la festa della donna, come la festa

Non c’è bisogno del 25 dicembre per essere tutti più buoni, anche perchè la finzione viene quasi sempre smascherata. Non c’è bisogno del Natale per augurare felicità a tutti, non c’è bisogno del Natale per fare buoni propositi. La vera sfida è mantenere ciò che la testa decide di pensare all’altezza di questi giochi con le campanelle.

Non credo nelle retoriche dei buoni sentimenti, credo nei sentimenti, che sono molto più rari (e quasi sempre molto più veri e “sporchi”) delle rassicuranti parole con cui ci stordiamo, specialmente a quest’altezza degli anni solari.

Ma, come dicevo prima, non sarà un Natale come tutti gli altri. E voglio che sia questo emerga, perchè questo è il concetto-chiave di tutto il mio ragionamento.

Perchè in questo Natale posso passare il testimone a chi sicuramente dà valore ben meno qualunquista di me al 25 dicembre, sta bene nel credere in qualcosa, in Qualcuno. Perchè questo è il primo degli infiniti testimoni che riceverà da me. Perchè è il primo di una lunga serie di testimoni che ci passeremo, di testimonianze che condivideremo.

Anche quando parleremo di visioni che non abbiamo in comune, perchè lo faremo sapendo che sono fonte di completamento reciproco e non di divisioni. Sapendo che io prenderò esempio dalla sua devozione, e sperando di poter insegnare qualcosa a mia volta.

(e così il testimone passa a…)

Maru

Tema: Descrivi il Natale

Svolgimento: un foglio dignitosamente bianco

Annotazione in rosso della maestra:

Gentile signora Masciopinto, sua figlia si è rifiutata di svolgere il tema assegnatole per casa. Sperando che, dopo il caso del tema sulla fratellanza e della letterina al presidente del consiglio (che è finita con problemi giudiziari, se ricorda), sia l’ultimo episodio sgradevole legato alla produzione “letteraria” della bambina, la saluto e le auguro di passare un Santo Natale.

Cara signorina maestra,

lei non ha mai avuto figli e a causa di questa disgrazia non può capire il mio stato d’animo. Ho comunque convinto la bambina a scrivere il tema e confido nel suo buon cuore affinchè possa perdonare la sua l’impertinenza chiudendo un occhio per, si spera, l’ultima volta.

Per quel che riguarda le querele : è meglio una figlia in galera di una che subisce passivamente il mondo.

E finalmente, svolgimento del Tema sul Natale o, come piace dire a me:

Il post natalizio

Quando decidemmo di prendere Sky era quasi Natale.

Ne sono certa perchè c’era la musichetta del menu, ed era natalizia: tutta campanelle e dindondan. Quando arrivò il 7 di Gennaio mi intristì tantissimo la nuova musichetta del menu. Per fortuna ho tempo di guardare la tv solo nel periodo natalizio, così oltre a Mary Poppins, Sister Act e gli Acchiappafantasmi, mi godo anche la canzoncina.

C’è qualcuno che parla di crisi.

Io ci ho provato, davvero, a far finta di niente difronte alla coda di gente davanti all’ingresso di Vuitton. Neanche il barbone sull’altro lato della strada è stato capace di distrarmi.

Casa mia profuma di zucchero

Sono due settimane (da San Nicola, noto antenato di Babbo Natale) che quando torno a casa vengo travolta dall’aria calda e profumata. Profuma di zucchero, arancia, limone e cioccolata, profuma di mamma che si dedica a dolcetti che puntualmente nasconde. Poi c’è papà che accende il camino e ci abbrustolisce il pane, e l’aria profuma di pane arrostito. Ma quello non me lo nascondono.

L’amico ritrovato

Che non è il romanzo di Hulmann. Sono le persone che bloccano i marciapiedi per farsi gli auguri. L’altra sera ero su via Putignani (che è quella con gli alberi) e ho sentito benissimo una signora dire (si, io origlio le conversazioni altrui, altrimenti, che scrivo?) : “Hai visto quella, mi ha fatto gli auguri! Ma come si è permessa?Non ricordo neanche come si chiama.”

L’amico ritrovato bis

Io certi amici ho proprio voglia di recuperarli.

Oh, ci a’ fa’ a cap’dann?

(e dicono che c’è la crisi) Tirano forte costosi veglioni che offrono servizi pessimi. Pessimi vini, pessimi cappellini, pessima musica, pessimi elefanti vestiti da puttane, pessime puttane vestite da se stesse, brava gente che si salassa per un risotto e due ore di divertentismo.

Alla fine, è anche Natale

Non mi vergogno a dirlo, io alla storia del Bambino che già da lattante è stato capace di cambiare la storia dell’umanità, ci credo. E se non riusciamo ad essere buoni tutto l’anno, almeno a Natale c’è chi si impegna per provarci.

Nota finale

Cara Maestra, io il tema l’ho scritto non perchè me l’ha chiesto lei ma perchè c’è un signore, il signor D, che mi ha passato il testimone.

E che mi passa altro ogni giorno. Grazie


Rallentare non è solo una promessa mancata

22 Dic

Sono mesi che affronto il tema di me che devo mordere il freno, alzare il piede dall’acceleratore, dare più valore al mio tempo, tornare a essere un ragazzo di 24 anni, andare in vacanza, fare tardi la sera, coltivare le sue passioni più o meno sane, più o meno importanti, più o meno condivise e condivisibili.

Ora ce l’ho fatta, finalmente, a trasformare i buoni propositi in realtà.

Ho lasciato la conduzione di Basette. E’ stata una settimana durissima da questo punto di vista. Dire che io non ci sto più vuol dire ammettere che il progetto iniziale non è mai esploso.

Vuol dire che un leader (?) di un gruppo ammette di non essere stato in grado di crearlo, quel gruppo. Da un punto di vista emotivo, di identità, più che pratico (il programma è piaciuto, è stato confermato, lo abbiamo sempre portato a casa.  1 ora e mezza al giorno di diretta per 2 mesi e mezzo, senza che nessuno di noi ricevesse un euro. Questo è un dato di fatto).

Vuol dire che in certi passaggi si è sentito tradito. Che è stato valutato come persona e non come professionista. E questo non si fa, quando si lavora tutti assieme per un presunto scopo comune.

Ho lasciato temporaneamente, perchè non riesco a non sperare  che le  cose migliorino, si evolvano.  Ma ho lasciato, perchè penso che solo così si possa migliorare. Tutti, senza di me, con il potere ed il controllo in mano.

Sto imparando ad avere pazienza, e non quella (in certi casi) straordinaria foga di fare tutto ciò che mi piace. Perchè è solo così, ragionando, riflettendo, negandosi a volte,  che si acquista valore. Si vive meglio, e si fa meglio tutto.

Perchè in fondo so fare discretamente due cose: pensare e scrivere.

Ed entrambe le cose non riescono bene senza riposo, senza calma, senza un clima favorevole attorno a me.

Sarà il mondo a stabilire se una mia parola ha un valore: che sia commerciale, simbolico o profetico, poco importa.

Sarà il mondo a stabilire se qualcuno ha bisogno delle mie idee per far crescere un progetto.

Non sarò io a dirmi pronto, perchè forse non è sempre vero. Anzi: quando sbaglio, sono sempre contento.

Le ferie natalizie sono forse più ferie di quello che speravo. E ho deciso che saranno ferie verie. Non me ne frega niente se non viaggerò, se dovrò aspettare ancora 6 mesi (non potevo immaginare che forse, addirittura, potevo partire). Approfitterò per riposare. Per fare gesti semplici. Per godermi tutto, ogni singola gioia.

Per tutti quelli che pensano che io sia un buon compagno di viaggio, vi dò un consiglio: riposatevi, riposiamoci tutti.

Dal 2 gennaio, scatta l’anno più importante delle nostre vite. E dopo il 2008 strepitoso che ho vissuto, non posso che essere pronto a fare il definitivo salto di qualità.

Ma sempre senza strafare.

La scorciatoia per entrare in te e in me

22 Dic

Mi permetto un ultimo gesto. Da ora, partita chiusa.

L’altra notte mentre uscivo fuori dalla discoteca

mi è passata a quattro metri la mia vita

Camminava col bicchiere e un vestito nero

mi ha guardato, ma non mi ha cagato

La conosco bene, è in collera con me,

mi rimprovera le cose che non ho potuto fare

Mi rimprovera parole che non ho potuto dire,

che mi avrebbero cambiato in meglio insieme a lei

Ho rivisto il corpo morto di mio padre con i baffi neri

diventati bianchi in un’ora o poco piu’

Ho rivisto quelle estati infinite con il mio amico Gigi,

con il sole che ci amava e ci baciava i piedi scalzi

Ho rivisto mio fratello e le sue mani buone

quelle mani adulte che solo io non avrò mai

Ho rivisto quelle città che non mi sono appartenute

i miei anni come ombrelloni chiusi in piena estate

I cavalli, le farfalle e le mie fate

diventano un giorno cani a quattro teste

porte chiuse a chiave e finestre

galleggiare in un mare di fotografie

E’ la mia vita la scorciatoia per entrare in te e in me

Che difendo con le unghie e poi la perdo

Come un anello ai piedi non è ieri è oggi

su di giri, fuorigiri

16 Dic

Partiamo dalla fine. Sono in pigiama a quest’ora. In teoria, niente di eclatante.

Ma visti i tempi lo è.

Ogni giorno è vissuto intensamente, pericolosamente. Al limite, oltre il limite.

Parto carico a casa, torno a casa altrettanto carico, ma svuotato di energie, sopratutto emotive. Troppe responsabilità. Il problema è che le responsabilità mi piacciono assai.

Qualche ora di sonno (sempre meno, in verità) e si riparte, più convinti di prima.

Andare più forte delle proprie possibilità, andare oltre i giri che il motore ti consentirebbe, è di per sè una scarica di adrenalina continua.

Andare oltre ciò che la combinazione corpo-testa ti consentirebbe, andare avanti con la forza dei nervi, è un’esperienza alla lunga logorante. E questo me lo insegna la seppur piccola esperienza che ho.

Sto andando fuorigiri, ma so perfettamente cosa vuol dire, quando mi devo fermare e perchè lo devo fare. Quasi a farlo apposta, sembra che il primo Gennaio rappresenti il perfetto scollinamento della mia vita presente.

Dal primo del 2009 dovrebbe essere tutto più facile. Perchè le scelte stanno venendo su da sole, perchè è impossibile essere tutto ciò che sono in modo qualitativamente significativo.

E’ impossibile essere lavoratore, pensatore, blogger, speaker, fidanzato, figlio, giornalista, consulente, tutto bene.

E così, quasi in una sorta di selezione naturale, sta emergendo la lista delle priorità.

E un sano egoismo.

Anche questa settimana mi è stato chiesto un bagno di umiltà. Ogni settimana c’è qualcuno che mi dà dell’egoista, dell’egocentrico, del megalomane, dell’arrogante. Clichè, almeno per come la vedo io. Clichè, aiutati dal fatto che scrivo qua, che qui ne parlo, che qui metto alla prova me stesso e i miei difetti. Mai un’autocritica da chi mi giudica.

Mi sono sinceramente stancato.

Quello che chiamano mancanza di umiltà, io la chiamerei ambizione. Smodata. Fastidiosa forse. Ai più, che non sfondano per tanti motivi. E si incazzano con me perchè dovrebbero incazzarsi con loro stessi.

Spesso divento rabbioso, perchè la gente non va alla mia velocità. Io commetto un errore nel non lamentarmi, lasciar crescere la mia delusione silenziosamente. Ma forse lo faccio perchè so che, in fondo non posso chiedere di più. Proprio perchè mi sono reso conto che, per ora, vado più forte.

La mia rabbia si riversa sui gruppi, sulle persone che mi stanno vicino, perchè con loro vorrei proseguire. E non ci riesco. E non mi faccio sempre capire.

Questa affermazione mi renderà ancora più megalomane e meno umile di prima ai vostri occhi: vado semplicemente più forte. E mi arrabbio con chi non va alla mia velocità. E faccio malissimo.

Ho un ritmo diverso, e devo arrendermi. Devo fare le cose per i fatti miei. Solo così non mi avveleno, solo così non dò la sensazione di volermi imporre. Solo con l’egoismo smetterò di sembrare egoista. Solo facendomi i fatti miei sembrerà che non voglio comandare su tutto.

Ma i giri sballati hanno tanti significati. Hanno il senso di chi, un paio di volte questa settimana, è stato incapace di gestire i propri impegni, isolato ora dalle antenne dei cellulari inesistenti, ora da spostamenti di riunioni di sabato, con ritardi (e delusioni scatenate) a cascata: io, fallimentare come non mai.

I giri sballati hanno il senso di chi si è reso conto, in quell’isolamento, in quelle grida, in quelle lacrime da me causate che rallentare è un dovere, oltre che un diritto.

Che si può andare fuorigiri, ma non così tanto.

Che ci si dovrebbe preoccupare di spingere sul tachimetro, ma in altre direzioni. Ad esempio regalandosi un weekend come quello appena finito.

O regalando simboli. E disegnando il futuro. Senza fretta.

una nuova rubrica: pop-porno

16 Dic

Non ci prendiamo in giro.

Esistono canzoni che tutti ascoltiamo. E nessuno ha il coraggio di dire che lo fa. Di dire che, se non fosse di (un qualsiasi cantante pop sputtanato va bene a supporto della mia tesi), sarebbe una bella canzone.

Basta.

Diamo voce all’orgoglio pop-porno. A quel pop che fa impazzire anche il più alternativo. Che però non lo ammetterà mai.

Iniziamo da un carico da undici.

E’ tornata, e a meno che non prenda qualche scivolata con l’alcol, non se ne andrà più. Ed è diventata un’icona punk (mi prendo tutte le responsabilità per questa affermazione. Se volete ve la spiego).

E’ Britney.

Non mi credete?

( Womanizer – Lily Allen cover)

Non mi credete ancora?

(Womanizer – Ladyhawke cover)