[Premessa: mia sorella da ieri si è trasferita a Roma. Mi ha scritto una lettera bellissima, di carta. Non sapendo quando la rivedrò, le ho chiesto se potessi risponderle pubblicamente, dato che avevo già in mente di scriverle qualcosa per salutare questo importante passo in avanti, o se piuttosto preferisse una risposta privata. Lei ha detto che in pubblico va benissimo, e allora eccomi]
Ciao Francesca.
In queste due settimane in cui le nostre vite, per motivi completamente diversi, stanno cambiando, non ci siamo detti una parola. Eppure avremmo potuto, dato che ci siamo visti molto più del solito.
Ma noi non siamo fatti per usare la voce, nonostante la meravigliosa mamma che ci ritroviamo. Abbiamo usato la voce in pubblico e continueremo a farlo perché la vita – per fortuna – ci ha chiamato a farlo. Ma se dipendesse da noi, probabilmente resteremmo muti tutto il tempo a cercare di fare cose utili al computer. Non so se mamma e papà ci hanno cresciuti volontariamente così timidi e riservati, eppure è successo.
Siamo fatti per scrivere, per scriverci. Per viaggiare insieme. E per condividere passioni. La musica, che ci ha già portato in capo al mondo e che ci porterà ancora più lontano. La psicologia, che ci ha unito in questo strano destino per cui due figli di un professore di agraria hanno scelto una facoltà che nulla (ma proprio nulla!) aveva a che vedere con la sua parabola.
Essere fratello maggiore è una delle più clamorose botte di culo che possano capitare a una persona, soprattutto quando scopri che l’esserlo genera effetti positivi. Vederti finalmente felice dopo mesi in cui il tuo talento era stato messo in discussione dalle solite, insopportabili questioni di precarietà in cui la tua generazione (e anche un po’ la mia) è imbrigliata conta per me molto più delle mie soddisfazioni personali. Pensare che abbia avuto un impatto anche minimo (tu esageri coi complimenti verso di me, te lo dico pubblicamente. Ma non smettere mai di esagerare) sulla tua felicità è impagabile.
In un post di un mesetto fa scrivevo che non odio nessuno ma ho due avversari: l’ipocrisia e la retorica. Per questo mi piace fare a meno della retorica anche oggi. Non mi mancherai. Non mi mancherai perché non sentirò mai la tua mancanza, perché so che non me la farai mai sentire, così come io non la farò mai sentire a te. Continueremo a non dirci una parola, ma a volerci bene in modo puro e disperato. Continueremo a trovare sempre cinque minuti per scriverci un rigo su Whatsapp, per mandarci un link da studiare insieme, per studiare la prossima capitale europea e il prossimo prato fangoso da aggredire per ascoltare i nostri musicisti preferiti, mangiando cibo messicano e facendo la pipì dove capita.
Fammi essere fratello maggiore anche questa mattina, e permettimi di darti qualche consiglio (da non prendere troppo sul serio, mi raccomando) sulla tua nuova esperienza. Punto primo: la notte è la tua migliore amica. Quando una giornata va male, e le giornate di merda saranno tante sul tuo cammino, vai a dormire prima. Lascia che il cervello sistemi i tuoi problemi al posto tuo. Corollario del punto primo: fai in modo che le giornate meravigliose siano molte di più delle giornate di merda. Non è troppo difficile. Punto secondo (collegato al primo, e in particolare sulla costruzione di giornate meravigliose): essere secchioni non è incompatibile con il restare umani. Ma quando il primo profilo prevale sul secondo, datti tregua. La vita dovrebbe servire a essere felici, non a essere bravi. Punto terzo: non fidarti mai completamente di nessuno, ma ancora più importante, non diffidare mai completamente di nessuno. Tutti meritano una possibilità, quasi tutti ne meritano una seconda, quasi nessuno una terza. Punto quarto: la storia del cogliere l’attimo, dei treni che passano una volta sola, dei rimpianti e dei rimorsi è abbastanza vera. Meglio accorgersene prima che dopo. Punto quinto: il lavoro è la misura di tutte le cose. È possibile che avrai meno di quanto meriti, così com’è possibile che avrai di più o il giusto. In tutti i casi, il trucco che io ho scelto per vivere dignitosamente è dare tutto me stesso, cercare di accettare il minor numero di compromessi possibili, di isolare le questioni caratteriali, le simpatie e le antipatie, e di badare all’osso: chi sei, quanto vali, quanto sei simile a ciò che dici. Se valuterai il prossimo così, e farai in modo che il prossimo ti valuti così, andrai a dormire serena e ti guarderai allo specchio serena praticamente ogni giorno della tua vita.
Buon dottorato Fra. Non escludo un giorno di seguire il tuo esempio e di farlo anche io, questo benedetto dottorato. Perché è vero, non ci diciamo una parola, ma ci ispiriamo a vicenda. Sorella minore solo all’anagrafe, sei capace anche di questo.