Archivio | novembre, 2012

Diamonds are forever

30 Nov

Sii te stesso. Tutti gli altri sono già occupati.

 

(Oscar Wilde)

Più che impossibile

30 Nov

È più che impossibile, è difficile.

 

(Louis Scutenaire)

La razza vostra

30 Nov

Se volessimo capire in cosa consiste davvero la razza umana, dovremmo solo osservarla in tempo di elezioni.

 

(Mark Twain)

La festa della democrazia

29 Nov

Il fanatismo sta alla superstizione come il delirio alla febbre, come le furie alla collera. […] Il più disgustoso esempio di fanatismo è quello dei borghesi di Parigi che, la notte di san Bartolomeo, corsero ad assassinare, sgozzare, buttar giù dalle finestre, fare a pezzi i loro concittadini che non andavano a messa.

(Voltaire)

Flebo

27 Nov

Un caffè e una flebo di cinismo.

 

(Lorelai Gilmore)

D’impulso

27 Nov

L’acquisto in sé è un’attività alquanto profana. Si tratta di denaro che cambia proprietario. E quel denaro è il mio. Non riesco a trovare una ragione che sia una per celebrare l’evento.

 

(Uwe Buse)

L’autunno è bello

27 Nov

Nelle persone belle, è bello anche l’autunno.

(Plutarco)

La catena

26 Nov

Ho peccato anche di felicità. E agli altri ha dato fastidio.

 

(Alda Merini)

Fotografia del 26 novembre – 1200 (grazie, ciao)

26 Nov

Da oggi, un po’, mi cambia la vita.

Da oggi, dopo mille e duecento giorni consecutivi in cui ho garantito (gratuitamente e volontariamente. Essendo l’ultima volta che ne scriverò, mi permetto una minima integrazione) almeno un post ogni 24 ore sulla pagina Facebook di Nichi Vendola (e dunque non meno di un post al giorno), posso tenere spento il computer per un giorno intero senza che questo rappresenti un problema per la comunicazione politica di un Presidente di Regione e per un leader nazionale e senza che questo comprometta, anche solo in parte, la mia identità professionale.

Da oggi ci sono altri ragazzi bravissimi ad aggiornare i social media di Nichi, conosciuti durante queste Primarie. Ho passato il testimone. E anche se dovessimo (noi Proforma) essere richiamati per le politiche, o per altre attività, la mia responsabilità non sarà più così apicale come lo è stato in questi tre anni e due mesi, non fosse altro perché potrò finalmente delegare o, meglio ancora, eseguire ordini altrui.

Questo è il profondo cambio tra ieri e oggi. Potrò spegnere il computer. Potrò spegnere il telefono. Potrò sparire. Potrò finalmente sfilarmi dal cliché del Dino sempre connesso. Vivrò serenamente, anche senza dispositivi mobili quando mi andrà. Serenamente perché potro sparire senza fare un torto a nessuno.

Dopo aver fatto qualsiasi cosa, dopo aver aggiornato la pagina dai posti più assurdi, da stazioni di servizio, castelli, stadi, dalla mia automobile mentre mi trainavano causa batteria a terra, da eventi politici di partiti avversari (e potrei non fermarmi più) e nonostante sabati, domeniche, ferragosti, capodanni, funerali, matrimoni, malattie, partite, viaggi in Italia, viaggi all’estero, connessioni precarie, batterie altrettanto precarie, riunioni, campagne elettorali, vacanze, ora posso tornare una persona normale.

Il profondo cambiamento tra ieri e oggi è che da oggi torno un semplice ragazzo di 28 anni, un semplice idraulico della comunicazione politica, un semplice cittadino. Non ho più questa grande, gravosa, gratificante, responsabilità.

Fui io, dopo le regionali 2010, a non mollare. Prima di tutti, in Italia, credemmo che sui social media si potevano fare ‘i numeri’ e così feci (grave difetto, che non mi passa) più di quanto mi fu chiesto. Continuai ad aggiornare. E la pagina cresceva, cresceva. A luglio del 2010 guadagnava 2300 ‘mi piace’ al giorno, una cifra mai lontanamente raggiunta da nessuno durante questo turno di Primarie. Ad agosto superammo Berlusconi. A dicembre avevamo più iscritti di Sarkozy. Noi eravamo semplicemente un gruppetto di giovani volontari, e Nichi era il Presidente di un’amministrazione locale di un partito neanche presente in Parlamento.

Oggi lascio 526 mila ‘mi piace’ su Facebook e 25omila su Twitter. Primi su entrambi i social in Italia nella categoria politici.

Ieri sono finiti quattro anni della mia vita. Dico quattro e non tre perché metto insieme la campagna di Emiliano e quella di Vendola. Per me è stata un’unica grande stagione. Iniziata a 24 anni, quando ebbi il privilegio di poter fare qualcosa nella mia città, che raggiunse un picco a 26, quando eravamo un caso europeo, chiusa a 28, con una campagna elettorale nazionale alle spalle. Lascio nella consapevolezza che il mio curriculum è già molto importante per la mia età, lascio con la sensazione che abbia già raggiunto il picco della mia carriera, e che ora debba accettare l’idea di scendere un po’ e di non risalire più. Non è detto che mi ricapiti una campagna nazionale, non è detto che io voglia farla.

Dico così perché attorno è cambiato tutto. Sono cambiato anche io. Sono cambiate le mie priorità, i miei occhi e il mio stomaco chiedono tregua, fare questo lavoro bene richiede un carattere che io non ho, richiede convinzione e risorse che in Italia al momento nessuno è disposto ad affidare ai miei omologhi. Devo ammettere che non è stata solo una stagione di vittorie, affatto. Non tutto ciò che sognavo quando ho iniziato è successo, non sempre ho vinto le mie battaglie, ho perso molte persone sulla strada, tante le ho perse per colpa mia, altrettante perché quando non le ho sentite vicino, non ne ho sentito la mancanza e allora sono andato avanti.

Adesso vorrei una stagione di tranquillità. Se potessi saltare un giro completo di elezioni (le prossime comunali, le prossime regionali, le prossime politiche) lo farei. La frase che mi capita di dire più spesso in queste ore è: “adesso vediamo cosa fanno”.  Mi piacerebbe vedere il futuro, vedere chi ci sarà dopo, se sarà più bravo, più forte, più modesto, più adatto caratterialmente.

Ma non è proprio è il momento di mollare. Questo è il lavoro che so fare, questo è il posto che investe in me, che crede in me. Resto qui, resto a Bari. Con gioia e gratitudine. A casa. Accanto a Proforma c’è la possibilità di fare formazione, e la costante preoccupazione di essere preparato, aggiornato, formato e di poter meritare di essere considerato ‘professore’. Una preoccupazione legata anche alle altre decisioni della mia carriera professionale. Non essere più ‘quello dei social di Vendola’ vuol dire perdere anche prestigio mediatico. Ma la vita deve andare avanti. Altrove ci sono i complimenti, ogni tanto, la crisi economica, e basta. Inutile fare altri progetti.

Ho imparato molto, e soprattutto ho imparato che c’è ancora molto da imparare. Chiedo scusa per tutti i miei errori e abbraccio le persone meravigliose che ho conosciuto in questo viaggio senza fiato.

Chiudo con un messaggio di uno dei miei fratelli, dei miei compagni di viaggio, arrivato poche ore fa. Riassume tutto. Molto bene.

Ti volevo dire, per quel che vale, che è stata una bellissima esperienza, che ci ha fatto crescere molto. Siamo molto diversi da quelli di 3 anni fa. A tratti più scafati, cinici e stronzi, ma anche, forse, più sognatori. 

Torno nel backstage. In bocca al lupo a chi ci rappresenterà nei prossimi anni a Bari, in Puglia, in Italia.

Buzz marketing

26 Nov

Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo, mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe.

 

(Mark Twain)