Archivio | agosto, 2016

Bisogna umiliarsi e servire

31 Ago

Cara Fern, la solitudine che Lei sente, si cura in un solo modo, andando verso la gente e «donando» invece di «ricevere». (È la solita sacrosanta predica). Non che io aneli di essere quello a cui Lei dovrebbe donare – tanto più che i doni che Lei potrebbe farmi non sarebbero ancora la soluzione ma aumenterebbero il pasticcio. Si tratta di un problema morale prima che sociale e Lei deve imparare a lavorare, a esistere, non solo per sé ma anche per qualche altro, per gli altri.
Fin che uno dice «sono solo», sono «estraneo e sconosciuto», «sento il gelo», starà sempre peggio. È solo chi vuole esserlo, se ne ricordi bene. Per vivere una vita piena e ricca bisogna andare verso gli altri, bisogna umiliarsi e servire. E questo è tutto.

(Cesare Pavese a Fernanda Pivano)

Privo di senso

30 Ago

La vera felicità è da imputare a ciò che è smodato, sfrenato, rigoglioso, privo di senso, eccessivo, superfluo, vale a dire ciò che devia dalla necessità, dal lavoro e dalla prestazione, dallo scopo.

(Byung-Chul Han)

Verità irrespirabili

23 Ago

Noi non abbiamo scelta se non tra verità irrespirabili e imbrogli salutari. Soltanto le verità che non permettono di vivere meritano il nome di verità. Superiori alle esigenze del vivente, non accondiscendono ad essere nostre complici. Sono verità “inumane”, verità da vertigine e che si respingono perché nessuno può fare a meno di sostegni camuffati da slogan o da dei.

(Emil Cioran)

Non nutre nulla

17 Ago

Le vostre applicazioni creano bisogni sociali estremi e innaturali. A nessuno serve il livello di contatto che voi fornite. Non migliora nulla. Non nutre nulla. È come cibo spazzatura.

(Dave Eggers)

Tutti gli uomini sognano

15 Ago

Tutti gli uomini sognano.
Ma non tutti sognano allo stesso modo.
Quelli che sognano di notte, nei polverosi
recessi della loro mente,
si risvegliano al mattino per scoprire che
i loro sogni sono svaniti.
Ma quelli che sognano di giorno
sono uomini pericolosi;
essi infatti inseguono i propri sogni
ad occhi aperti, e fanno sì che si avverino.

(Thomas Edward Lawrence)

Sonnacchiosa

13 Ago

Buoni amici, buoni libri e una coscienza sonnacchiosa: questa è la vita ideale.

(Mark Twain)

Prendetevi il rischio

10 Ago

Prendetevi il rischio di pensare per voi stessi: avrete in cambio molta più felicità, verità, bellezza e saggezza.

(Christopher Hitchens)

Andare lontano

6 Ago

Certo, addormentarsi.
Scacciare la luna
dalla finestra.
Mettere in contumacia
le zanzare.
Stabilire per i gatti
lo spazio notturno.
Zittire i malinconici
cani dei vicini.
Chiudere l’udito
a tutti i rumori
tranne a quello della pioggia.
Relegare tutti i pensieri
angosciosi nel posto
che gli spetta,
nel tempo passato
o futuro.
sistemare i sentimenti
nei reconditi
meandri del cuore,
in astucci
chiusi a chiave fino all’alba.
Reprimere i dolori.
Controllare i desideri
e superare le offese.
Non comporre poesie.
Afferrare il filo di una storia
e inventare una favola.
Fungere da mamma a se stessi.
Essere la propria amata.
Coprire di baci
il cuore insoddisfatto.
Coprire con una coperta
le membra infreddolite.
Entrare
nell’enclave monastica
del buio e del silenzio.
Andare lontano.
In capo al mondo.
Al confine dei sogni e dei non sogni.
E magari
ancora più lontano.

(Kajetan Kovic)

Scrivi o fai

5 Ago

Scrivi qualcosa degno di essere letto o fai qualcosa che valga la pena di essere scritto.

(Benjamin Franklin)

Fotografia del 4 agosto 2016 – Quest’anno ho imparato (troppe cose)

4 Ago

L’estate è per me la stagione della riflessione. Dello studio. Del silenzio. Dei buoni propositi e anche di quelli cattivi. Agosto è il mese in cui si può pensare. Sarà così anche questa volta. Ci sono però tre differenze abbastanza grandi con i mesi di agosto degli anni precedenti.

Uno: ho voglia di non fare assolutamente niente di difficile come raramente mi era accaduto prima.
Due: difficilmente leggerò libri di politica, perché questa volta (per ora) non ci sono campagne elettorali che mi aspettano al rientro dal bagnasciuga. Leggerò (davvero) solo quello che mi va. Saranno i soliti pesantissimi saggi, ma sarà puro piacere personale. Erano anni che non succedeva: una buona sintesi del concetto di ‘vacanza’, per me, assomiglia alla fotografia che ho appena descritto.
Tre: arrivo ai primi giorni di agosto non con la sensazione che i giorni di riposo mi servano a mettere in ordine le idee, ma con la sensazione di aver già assorbito fin troppo.

Quest’hanno ho imparato tante cose. Troppe cose. Provo a elencarle.

La cosa più fastidiosa: ho imparato a vivere alla giornata. Mi infastidisce tremendamente ma ho dovuto imparare. Ho dovuto imparare che ci sono tante giornate in cui esci di casa con un programma (o con nessun programma) salvo poi scoprire che quasi nulla andrà come avevi previsto. Io non sopporto questo livello di incertezza, ma ho capito che bisogna conviverci. (però che palle)

Collegata alla precedente: ho imparato che la più fastidiosa rasoiata per la mia attività professionale è la frase “sei libero tra un’ora per una riunione?”

(sì, mi piace pianificare tutto il possibile, quando è possibile)

Altro collegamento con la precedente: ho imparato a riposarmi venti minuti sul divano dopo o in alternativa alla pausa pranzo. Mezza sconfitta perché per me le pennichelle durano almeno un’ora, altrimenti non è vero amore. Mezza vittoria perché quei venti minuti, dosati bene, fanno miracoli. Oggi ho saltato per scrivere questo post, spero di non addormentarmi stasera durante la partita di calcetto.

Ho imparato ad andare a dormire ancora prima la sera (record assoluto ma ancora migliorabile: a letto alle 20.53) e ho imparato a svegliarmi ancora prima al mattino. Scelta eccellente.

Ho imparato ancora meglio a non sopportarmi, a non sopportare le mie parole quando sono troppe, le mie parole quando sono inutili.E infatti sfrondo, sfrondo, sfrondo per evitare di sfondare. Mi rompo il cazzo di me stesso. Succede spesso. Ed è fantastico.

Ho imparato a mangiare un po’ di verdura cotta e a gestire meglio il mio peso (cosa vi devo far leggere…)

Ho imparato ad ascoltare meglio i segnali del mio corpo e a non pretendere più di quanto posso dare. Zero giorni di malattia, quasi zero effetti dello stress sulla pelle.

Ho imparato (anzi, ho ricordato) quanto sia bello giocare alla Playstation.

Ho imparato a ritagliarmi fondamentali mezzore estive sul mare in settimana (ho fatto il mio primo aperitivo al Chiringuito della mia vita dopo il lavoro, a 32 anni. Che coglione che sono). Ho imparato a ritagliarmi fondamentali mezzore in tutte le stagioni per sentire o addirittura vedere qualche amico in più. Resto un robot, ma un robot con qualche bug pazientemente coltivato.

Ho imparato a convivere con zero caffeina, la pressione leggermente bassa, l’anemia mediterranea e le campagne elettorali. Contemporaneamente. Ovviamente ho sempre sonno, ma si può fare e ho voglia di continuare fare così.

Ho imparato a liberarmi di un sacco di preoccupazioni inutili e in molti casi mi sono direttamente liberato delle preoccupazioni in diretta. Ci sono sempre tanti problemi da affrontare, ma nel complesso sono questioni irrisorie rispetto alla media di ciò che una persona può dover affrontare nella vita quotidiana. So che non durerà per sempre, ma mi godo l’equilibrio finché c’è.

Ho imparato ad assecondare il progressivo calo di autostima che porta con sé l’idea che molti dei progetti di vita che avevo in mente di percorrere (in primis: vivere di sola scrittura) non siano alla mia portata. Nel frattempo, silenziosamente, provo a studiare e a studiare ancora, casomai mi fossi sbagliato su me stesso.

Ho imparato ad accettare l’idea di aver già superato il momento più “di successo” della mia carriera (laddove per successo intendo ‘pubblico riconoscimento’) e mi preparo ad anni più tranquilli, meno inflazionati, meno adrenalinici, più ordinati. Potrà sembrarvi una sconfitta, o una frase molto grande, ingiustificata. Io però ne sono convinto e dopo qualche mese di fastidio vedo questa prospettiva come una manna dal cielo.

La cosa più importante: ho imparato che ci sono giornate che sono storte e che non si possono, anzi, non si devono raddrizzare nell’arco delle ventiquattro ore. Ci sono giornate in cui si perde. E la sconfitta è una componente fisiologica della vita delle persone. Non solo: spesso perdere ti aiuta a migliorare, a cambiare strada, ad alzare la testa per guardare l’orizzonte, dopo averla tenuta bassa. Solo così ho imparato a conoscere una mia grande e insperata amica: la notte. La notte porta consiglio, dicevano i saggi: è verissimo! Non è nel mio carattere lasciare le cose a metà, quindi ho dovuto fare un enorme lavoro su me stesso prima di arrivare a questa consapevolezza, ma quando mi sono reso conto che la notte mi faceva prendere decisioni migliori, più serene, più lucide, più ordinate, ho capito che avevo un’amica in più. Ci sono giornate in cui le cose non funzionano. Quando vi rendete conto che va così, tornate a casa mezz’ora prima, lasciate tre puntini di sospensione sul foglio e nella vostra testa, fate ciò che vi riesce meglio, andate a dormire presto e felici, la mattina dopo è lì ad accogliervi, magica, proponendovi di ripartire da un comodo zero a zero.

È stato un anno difficile come previsto. Ho tenuto botta. Non sono del tutto soddisfatto di me stesso dal punto di vista professionale (e figuriamoci) ma ho fatto un buon passo in avanti del mio percorso personale. Ho preso una strada diversa da quella del “sogno nel cassetto”: non semplice, non scontata, soprattutto non irreversibile (per fortuna). Ma buona. Giusta, almeno per il momento.

Buon estate, buoni pensieri, buona solitudine (se potete: fa bene).