Archivio | gennaio, 2020

Le regole

11 Gen

Sarai ricordato per le regole che infrangi.

(Douglas McArthur)

Fotografia del 2 gennaio 2020 – La libertà e la paura

2 Gen

Non so dirvi se ciò che sto per scrivere è una convinzione di lungo termine o l’esito della combinazione delle fatiche degli ultimi mesi con il parziale isolamento dorato degli ultimi giorni.

Non so neanche dirvi quanto durerà, questa convinzione, perché potrebbe essere figlia di un temporaneo svuotamento emotivo. In questi anni, belli e densi, sono andato sistematicamente oltre le mie possibilità: è stato giusto, e in alcuni casi, necessario farlo. Ma non si può marciare fuori giri per troppo tempo consecutivo. Questo è forse il momento giusto per rallentare. Per viaggiare meno. Per stare più tempo in ciabatte. Per produrre pensiero, cosa che nel 2019 ho fatto troppo poco. Per avvicinarmi il più possibile al concetto di anno sabbatico, anche senza poterlo prendere davvero. Ho comprato casa, sono in equilibrio emotivo, i punti di riferimento della mia vita sono pochi e solidi. È stato un grande anno, anche se non sempre ho fatto in tempo a rendermene conto. Le fondamenta ci sono, è il momento di rilassarsi un briciolo.

Non sono proprio un tipo da ‘non so’ (per usare un eufemismo), ma mi godo anche questo clima di incertezza applicato a me stesso. Un’incertezza non totale (altrimenti non sarei io), ma gestibile dentro due o tre cose che invece ho scoperto di sapere.

La prima, la più rilevante: ho scoperto quanto mi faccia star bene sentirmi libero. Libero di decidere a che ora svegliarmi e a che ora andare a dormire. Libero di non puntare la sveglia. Libero di non dover fare le cose solo perché me le impongono gli altri. Libero di non sottostare a regole di condotta. Libero di essere antisociale e solitario senza sensi di colpa. L’ho scoperto, come spesso accade in questi casi, in controluce. Ho provato a isolare le mie principali fonti di ansia per combatterle e ho scoperto che stare sveglio per troppe ore mi dava inquietudine, così come il non riuscire a studiare (cosa che, a questo punto lo posso dire, preferisco allo scrivere), il dover uscire per forza, o l’ascoltare le certezze altrui sulla vita (soprattutto se assolute e soprattutto se si parla delle vite degli altri e non delle proprie) e su cosa sia giusto o sbagliato.

La seconda, che è figlia della prima: la libertà ha un prezzo. Sociale, relazionale, in alcuni casi addirittura economico. Diventi antipatico agli occhi delle persone non libere, prima di tutto, e questo comporta una serie di reazioni a cascata. Sono sempre più consapevole dei costi da sopportare in nome della libertà e soprattutto ho deciso di farmene carico, per quanto possibile quando si fa il lavoro che faccio e con il livello di responsabilità che ho. Ma se essere libero è ciò che mi fa stare meglio, almeno per ora, bisogna essere conseguenti. La conseguenza pratica: non ho un numero di ore sufficiente a fare tutto, e conto di averne ancora meno in futuro (per dedicarne qualcuna in più a me stesso), di conseguenza proverò ad alzare il livello e il tono di ciò che dirò, farò e penserò, consapevole che qualcosa inevitabilmente si romperà. Ma quel qualcosa che perderò per strada mi aiuterà nel processo di liberazione. Userò la libertà per provare a liberarmi.

La terza: la vita finora mi ha dato una grande fortuna, e cioè mi ha piazzato cartelli sempre molto grandi e leggibili nei momenti in cui andavano prese le decisioni focali. Ho potuto scegliere tra buone opzioni, nel momento giusto. Questa volta non mi sento così. So che voglio liberarmi di parte del peso che mi porto dietro, e so che è inevitabile se vuoi essere libero, ma non sono certo che i carichi che perderò per strada siano davvero così sacrificabili. Accetto il costo della libertà ma ho un briciolo di paura delle conseguenze di ciò che desidero. E anche questo, devo dire la verità, è piacevole: ti allontana dal senso di onnipotenza e dall’eccesso di impulsività.

Benvenuta libertà, benvenuta paura. Caro 2020, non te la prendere, ma spero che tu sia un anno di passaggio. Spero che questo processo di alleggerimento avvenga senza scossoni. Spero di poter essere libero di annoiarmi. Meglio: libero di scegliere quando annoiarmi, che è diverso dall’annoiarsi e basta. È una sensazione che mi manca davvero da troppo.