Non so se Nichi Vendola conosca Chris Anderson.
Se lo conoscesse, non penso proprio che proverebbe simpatia per un teorico della bontà della globalizzazione, seppur in salsa neo-socialista. E anche se il modello-Anderson è l’unico capace di mandare all’aria alcune grandi corporazioni economiche dei media. Ecco, questo a Nichi potrebbe piacere di più.
In ogni caso, Vendola si comporta come suggerito nei migliori articoli del direttore di Wired USA, creatore del modello della Coda Lunga e teorico della possibilità di trasformare gratis qualunque cosa si muova su Internet.
Alle primarie ha interpretato perfettamente il “modello del Gratis”. Il suo elettorato attivista è rappresentato dai giovani. I giovani hanno guidato la campagna elettorale e sopratutto hanno persuaso i più anziani ad andare a votare. 205mila preferenze non sono solo frutto di Vendola o dell’emergenza politica, sono frutto di un investimento strategico.
Investire sui giovani vuol dire trasformare il profitto politico da diretto a indiretto.
Mi spiego. Se ho 10€, e li dò a un bambino di 7 anni, sarà sicuramente più felice di un ragazzo di 18, che sarà più felice di un uomo di 35, che sarà più felice di un professionista di 50.
Se dò una borsa di studio, finanziamenti a fondo perduto, se regalo una speranza, se costruisco il futuro, investo sul mio presente. I giovani proveranno a convincere i vecchi, perchè i giovani saranno veramente motivati, perchè la loro vita sarà davvero cambiata. Il contrario è impossibile, perchè manca lo spirito, la voglia. E’ subentrata la disillusione, l’interesse personale e particolare, la pigrizia.
Intervenendo direttamente su un gruppo, ho attratto l’interesse indiretto di una comunità. Ed ecco qua un buon 70 a 30. Giovani motivati a sostenere Nichi senza nessun tornaconto, per la gioia di dire grazie a qualcuno.
Probabilmente Nichi proverebbe sdegno anche per la mia analisi, che è brutale marketing politico. Ma ora Nichi è favorito, perchè è l’unico che può parlare ai giovani. E i giovani finalmente non si sentiranno semplicemente una categoria dello spirito o un segmento demografico di moda. Ma si sentiranno, a ragione, protagonisti.
il rompighiaccio
9 GenE’ da quando mi conosco che rompo il ghiaccio.
Ho aperto numerosi fronti. Ho offerto opportunità a gente che nemmeno conoscevo. Leggevo, avevo idee, proponevo, organizzavo riunioni, gruppi di lavoro.
Ho messo su EmiLab, l’anomalia comportamentale della Bari contemporanea.
Ho messo in piedi gioiose macchine da guerra. Ho messo in rete risorse umane, relazionali, talvolta economiche. Ho generato ricchezza.
Eppure, raramente il mio contributo è stato valorizzato, altrimenti non si spiega com’è possibile che tutte le persone che, attraverso il mio lavoro, sono finite in radio, in uffici, in stage, in tesi, in società, ovunque, non si siano degnate nemmeno di ringraziarmi.
Il mio essere propositivo, generoso, folle, idealista ha permesso ad alcune persone di fare cose che, altrimenti, non sarebbero mai successe.
Rompere il ghiaccio vuol dire schierarsi in prima linea. E prendere le mazzate.
Spesso, troppo spesso, vengo valutato, giudicato per le mie idee. Talvolta noto un livello di puntiglio esasperante, logorante.
Toccare le virgole è una condizione accettabile solo se, chi lo fa, è un tuo superiore, o ha la dignità e l’autorevolezza morale di poterlo fare. Se, per meriti acquisiti, è alla pari con te.
Spesso queste valutazioni provengono invece da persone che non hanno ancora capito cosa vogliono dalla loro vita, che non sarebbero mai in grado di avere un’idea propria e che aspettano che qualcuno li salvi dall’inedia.
Bene, io mi sono rotto i coglioni di essere valutato sempre, sopratutto se le valutazioni provengono dall’emisfero dei pavidi.
Noto una certa stanchezza intellettuale attorno a me. Anche a me piace dormire. Anche a me piace dire che una cosa fa cagare, quando fa cagare.
So perfettamente che essere politicamente corretto è talvolta molto più difficile e stancante che esprimere opinioni sprezzanti. E quindi non vedo perchè io dovrei stancarmi più di chi, invece, distrugge cose per il gusto di farlo, forse per non sentirsi mediocre.
Vediamo come va senza rompighiaccio.
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