A due giorni dalla fine del 2008 sarà difficile (e forse inutile) tenere lontano questo post da quello con cui proverò a mettere un punto sull’anno che si sta per chiudere.
Ancora una volta, una settimana densa. Densissima.
Iniziata con la festa di Proforma, non meno di 1000 persone, “una festa strepitosa” (citazione congiunta dei signori Cube-Demodè; non ditelo a nessuno);
proseguita con gocce di mondanità qua e là, con il 24 a pranzo da Nino a Barivecchia a base di panino e birra familiare. Una tradizione tutta barese che ho vissuto per la prima volta;
con la cena di Natale in cui, per la prima volta, i commensali alludono ai nipotini e mamma e papà si girano per indagare sui movimenti dei miei zigomi. Ora vai a capire se è legato a doppia emme, se sono io che sembro diverso per i fatti miei, o se più semplicemente sto per fare 25 anni e sentirmi ancora un adolescente non rimanderà nè la loro voglia di vedermi cresciuto nè l’appuntamento con l’anagrafe;
vincendo l’unica texana a cui ho partecipato (devo recuperare: per fortuna che oramai a poker si gioca tutto l’anno);
andando a vedermi un festival che avrei potuto contribuire ad organizzare, se solo ce la facessi a turarmi tutti i fori disponibili. Andando a farlo senza rabbia, senza invidia, ma consapevole che quella non è più la mia partita, la mia storia, il mio mondo. Per ora.
Ed è così che ci avviciniamo al 2009, coi concerti. Doveva essere l’anno della musica e così è stato.
Ed è stato chiuso con il botto, per certi versi. Ci avviciniamo al 2009, l’anno che in tempi non sospetti avevo definito “del self-marketing”. Dicitura oscura, per non dire brutta.
Diciamo che sarà l’anno della pazienza, della calma, del graduale disinvestimento su alcuni fronti che sono morti nella mia testa, talvolta del ritiro a vita privata. Sarà l’anno della valorizzazione del mio tempo.
Ma (anche) di questo, ne parliamo meglio fra due giorni circa.
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