Beyoncè – Halo: nessuno avrà il coraggio di ammetterlo e qualcuno penserà anche che sono impazzito: questa canzone è perfetta. Epica, drammatica, con un video da musical stile “Saranno Famosi”, con un ritornello in cui l’ennesima erede di Aretha Franklin si dimostra all’altezza dell’ennesimo paragone. Tre o quattro ottave tra la parte da gatta e quella da star. Di sti tempi, potrebbe anche diventare la canzone pop dell’anno. Qualcuno continuerà a pensare che sono impazzito. Saranno gli stessi che aspetteranno Beyoncè alla prova-concerto per un brano sì perfetto, ma difficilissimo.
Green Day – Know your enemy: primo singolo dall’ottavo album della band californiana (note a margine: 74 minuti, produttore Butch Vig, mr. Garbage ma sopratutto mr. Nevermind dei Nirvana). Niente di nuovo sotto al sole, né nel titolo né nelle intenzioni. In realtà questa traccia sembra fatta apposta per nascondere l’esplosività di “21th Century Breakdown”, accolto con tutti i crismi dalla stampa internazionale. Billie Joe è in grande forma, amici miei. Prepariamoci a una bella annata per la musica rock.
Calvin Harris – I’m not alone: non ha mai brillato per stile. Anzi, Calvin Harris è proprio tamarro. E la perfida Albione gli da ragione. La tastierina da super-dj dance anni ’90 mixato con un bel po’ di eredità eighties è l’unica cosa davvero significativa di questo pezzo. Detto niente, però: l’intuizione è geniale, seppur ignorante. Non a caso è partita la caccia al remix, senza esclusione di colpi bassi. Calvin ha creato un mostro.
Franz Ferdinand – Womanizer: i concerti italiani hanno visto le prime improbabili cover di Britney Spears, che qualcuno con folle lucidità ha definito nuova icona punk. Forse la spiegazione è meno romantica: “Womanizer” è un divertissement gradito a molti musicisti perchè facile da replicare, montare e ricomporre. I Franz non fanno altro che replicare lo spartito con il loro incedere meravigliosamente nevrotico, con il loro marchio di fabbrica. E così, facile facile, giunge un brano che potrebbe anche diventare hit dell’estate.
Malika Ayane – Come foglie: “ma allora come spieghi questa maledeeehta nostalgia?” La cantante che può vantare già più tentativi di imitazione, alcuni perfettamente riusciti, impreziosisce il suo inizio di carriera con una delle rarissime perle del Festival di Sanremo 2009. Testo di Giuliano Sangiorgi (Negroamaro), presenza scenica unica, somiglianze sempre più spiccate con Ornella Vanoni. Anche perché, pur se molto diverse nei lineamenti, l’aurea meneghina è spiccata. Basta ascoltare le vocali, la E in particolare.
ti dirò…l’album di beyoncè è tutto molto godibile…non un capolavoro, ma credo voglia seguire la falsa riga della mariah carrey dei tempi d’oro…
Scusa dino ma i green day e billy joe puoi anche lasciarli lì.
sono morti da un pezzo.