Fotografia del 29 dicembre 2016 – Verso un 2017 sott’acqua

29 Dic

Il 2016 è stato un anno brutto.
Per quasi tutti, credo, in modo diverso, per motivi diversi.
Si può dunque archiviare come un anno brutto e dunque si può non indugiare troppo nei ragionamenti. Almeno, questo è il mio istinto. Si è già pensato abbastanza.

E allora metto un punto.
Anzi, una frase. Di una delle mie canzoni preferite della mia cantante preferita dell’ultimo anno (e forse qualcosa di più). Una frase che ho ascoltato decine di volte senza conoscerne il significato, non avendo la minima consapevolezza del francese.

Pour que l’orage s’annonce…

C’erano tutti i presupposti perché il 2016 fosse un anno globalmente complicato, e così è stato. Allo stesso tempo posso guardare indietro con un certo livello di soddisfazione.

Il primo e principale traguardo è che mi trovo molto lontano da dove ero dodici mesi fa. Non so ancora dirvi con certezza se sono più in alto o più in basso, più avanti o più indietro. Ma sento di aver camminato molto.

La mia strada si chiama emancipazione. Dalle cose, dalle persone, dalle dipendenze, dall’orgoglio, dalla retorica, dai soldi, dal potere, dal successo. È la strada più bella del mondo ed è anche la più tortuosa. E nonostante tutto quello che di meraviglioso ho vissuto negli ultimi anni, tutto quello che mi avrebbe potuto suggerire di lasciar perdere e di starmene bello comodo, quella strada resta ancora oggi la mia unica e principale ragione di impegno.

C’è a mio avviso un solo modo per affrontare questa strada: accettare la solitudine come condizione di vita inevitabile. Anzi, di più: andare a cercarsi quella solitudine come forma di perfezionamento di se stessi.

Il mio amico Michele ha iniziato a fare apnea qualche anno fa. Partito da zero, ora sogna i campionati europei. È una passione che non ho mai capito davvero, anche perché mio padre sognava di farmi fare pesca subacquea insieme a lui quando ero bambino. Io però l’ho deluso: ogni volta che provavo a immergermi sentivo le orecchie che mi esplodevano. Qualche giorno fa Michele mi ha raccontato i suoi progressi e gli ho chiesto: “ma se ti qualifichi agli Europei posso venire in piscina a fare il tifo per te?” e lui mi ha detto: “certo che puoi venire, ma sappi che noi in acqua non sentiamo nulla”. Fare apnea vuol dire iniziare a nuotare senza mettere mai la testa fuori per respirare e farlo per la massima distanza possibile. Significa non sbagliare la respirazione, non esagerare all’inizio, resistere oltre i propri limiti fino alla fine, significa trovare un equilibrio perfetto tra resistenza e spinta. Significa conoscersi così profondamente da non essere mai traditi da se stessi. E non essere mai traditi da se stessi è davvero, davvero difficile.

Pochi giorni prima di questa conversazione avevo trovato un altro brano di un’altra cantante che mi piace tanto, che sin dal titolo mi pareva la perfetta chiusura del cerchio.

And it’s safe to say the storms gone away
And I’m dancing on the morning after

Ci sono tanti sforzi che non sono premiati dagli applausi.
Quotidiani, dolorosi, ripetitivi, noiosi.
Spesso sono quegli sforzi a farti fare le cose migliori. A farle sembrare semplici. È la più rigorosa disciplina individuale a renderti una persona utile anche agli altri.

Non ci sono motivi per cui il 2017 possa globalmente apparire troppo migliore del 2016.
Anche io ho le mie sfide da affrontare. Alcuni percorsi di emancipazione stanno volgendo al termine (bene) ma sono arrivato alla parte più difficile del percorso, in alcuni casi. Economicamente sarà l’anno più scomodo degli ultimi dieci. Per tutte queste ragioni ho la testa già al 2018, che invece ha tutti i presupposti per essere un anno molto piacevole.

Proverò a passare il mio 2017 sott’acqua.
Proverò a passarlo come è stato raccontato magnificamente in questo spot che ha come protagonista il più forte nuotatore, se non il più forte atleta di tutti i tempi.

Buon anno, di cuore. Con un pensiero speciale per chi troverò su questa strada meravigliosa e tortuosa e deciderà di starmi vicino anche se non sarò sempre sorridente. Non vi preoccupate (mai). Sto bene. Sono contento dello sbattimento che ho deciso di prendermi. E soprattutto sono fiducioso. Quando una giornata va male, si dorme e la mattina dopo la tempesta si torna a ballare. Questo l’ho imparato nel 2016, quell’anno brutto dove si è camminato davvero tanto.

2 Risposte a “Fotografia del 29 dicembre 2016 – Verso un 2017 sott’acqua”

  1. dragonflai77 29 dicembre 2016 a 18:57 #

    Ti auguro un buon anno nuovo. Che la consapevolezza che hai messo un queste righe ti sia di sostegno compagnia e conforto.

  2. dino amenduni 29 dicembre 2016 a 19:00 #

    Grazie Daniela! Buon 2017 anche a te :)

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