Fotografia del 3 marzo 2019 – 3 marzo, 4 marzo

3 Mar

Sono a casa, a guardare un programma che parla di politica.
Esattamente come un anno fa meno un giorno.
In quest’anno mi è successo praticamente di tutto.

Il 4 marzo 2018 è stata una giornata molto triste, per me e chiaramente non solo per me. La botta è stata forte, di portata storica. Una botta che dal punto di vista politico si rimargina in anni, forse dieci come provavo a spiegare qualche giorno dopo sul mio profilo Facebook. Il primo istinto che ho avuto dopo quella botta è stato ricominciare tutto da capo, fare tutti i passi indietro che si potevano fare. Ascoltare e capire. Per quello mi sono messo in cammino e ho girato decine di circoli del PD e della sinistra tutta. Per raccontare il mio lavoro ma sopratutto per cercare di capire cosa fosse rimasto in mezzo alle macerie. Ho trovato sempre lo stesso scenario, in tutte le Regioni: tristezza ma voglia di fare qualcosa. Tanta voglia. Per questo non sono troppo sorpreso dell’affluenza delle Primarie di oggi. Per questo non ho mai smesso di essere ottimista. C’è un popolo che è più grande del partito, mi spiegarono al PD di Fiesole. Avevano ragione, oggi è evidentissimo.

Non ho partecipato, da lavoratore, alle Primarie del PD dopo aver contribuito alle ultime tre (Bersani 2009, Renzi 2013, Renzi 2017), in forme e in contesti ogni volta diversi. I motivi di questa non-partecipazione sono stati molti, ma sono contento per una volta di essere stato un semplice elettore e un ancor più semplice spettatore. Complimenti a chi ci ha lavorato, a prescindere dai risultati di ciascuna mozione.

Il PD ci ha messo davvero troppo a celebrare questo congresso, ma finalmente è arrivato. Ci arriva ferito ma non morto. Ci arriva dopo un anno in cui si è fatto qualcosa come opposizione ma troppo poco come alternativa, come proposta di paese, come visione della società. Quel popolo, più grande e spesso più lungimirante del partito, ha aspettato per un anno, giustamente sbuffando ma non scomparendo del tutto. Da domani, comunque la si pensi, non si può più stare nel mondo senza aver restituito questa visione agli italiani.

Non ho mai pensato che l’alleanza col M5S fosse la soluzione. Un partito che è stato dentro maggioranze non elettorali per quattro volte di seguito e che era stato punito anche per quello doveva restare fuori. Per (sua) fortuna lo ha fatto. Il quadro politico è allarmante, certo. Il comportamento del M5S ha contribuito al peggioramento del quadro e contemporaneamente ha dimostrato che restare fuori fosse (secondo me) l’unica opzione possibile. Nel frattempo il 2019 sta mostrando che ciò che è successo al PD (e a chi ci ha lavorato) può succedere a chiunque, in qualsiasi momento. Anche a chi è più bravo di me. Oggi è stato lanciato un messaggio anche da quel punto di vista. Non serviva un partito aggrappato al potere pur di non morire. Serviva uno spostamento del suo baricentro. Serviva rimettere in gioco i vecchi arnesi, la sinistra e la destra. Arnesi che (mi siete testimoni) non ho mai smesso di maneggiare. Salvini lo ha fatto senza paura. Ora è il PD, con altrettanta sfrontatezza, a doverlo fare.

È passato un anno dal 4 marzo 2018. Non mi illudo che la giornata di oggi basti. Non dimentico che alle Primarie del Partito Socialista in Francia del gennaio 2017 andarono a votare due milioni di persone, e poi Hamon prese il 6% alle Presidenziali. Sarebbe sbagliato pensare che il difficile è alle spalle. Il difficile è tutto attorno. Ma oggi è stato fatto un passo importante. Ieri, con la forte e colorata piazza di Milano, ne è stato fatto un altro. E per qualche ora è giusto goderselo.

Fin qui il lato parzialmente pubblico.

Per una strana beffa della sorte, il 4 marzo 2018 è stato però anche il primo giorno in cui ho vissuto da solo. Non lo avevo mai fatto. Non era previsto. Ma è successo. La prima cosa che ho fatto una volta tornato qui a casa è stata proprio scontrarmi con il voto politico del 2018. Dopo un anno la casa non è andata in fiamme, e tutto sommato non è andata neanche a pezzi. Ho imparato le cose essenziali. Non ho stinto neanche una t-shirt, non ho dovuto rilavare neanche una felpa perché puzzava di umido, mi hanno anche insegnato a fare la lavastoviglie ma già non mi ricordo come si fa perché avrò cucinato sì e no 7 volte in un anno (e in un centinaio di volte neanche ho dormito a casa mia). La casa è umida, come lo è sempre stato (un piano terra a 50 metri dal mare), ed è un po’ spoglia. Dietro di me in questo momento c’è un quadro con una grande foto della protesta di Piazza Tienanmen. Un singolo uomo che blocca i carrarmati. Chi mi conosce un po’ e conosce il mio carattere sa perfettamente perché ho deciso di montare questo quadro pochi giorni dopo l’inizio della mia vita solitaria. Di fronte a me c’è un quadro con una foto di due sconosciuti che si baciano. È un regalo per questo mio capodanno anomalo. È un simbolo che viene dal futuro. A sinistra, sopra la tv, c’è Amy Winehouse. A destra c’è una libreria. Non ci sono gatti, purtroppo, ma soffrirei a lasciarli soli per tanto tempo. La casa è un po’ spoglia, per mia pigrizia, per minimalismo. E perché ho provato a comprarla ma non ci sono riuscito. Ve l’ho detto che è stato un anno in cui è successo praticamente di tutto…

E poi c’è stata la vita privata, che rimarrà privata. Anche quella, fin troppo movimentata. Ma anche qui, come per tutto ciò che vi ho raccontato, le cose si stanno rimettendo al loro posto.

Arrivo al 4 marzo 2019 forte di una consapevolezza: nessuna ferita della testa e del cuore è inutile. Forse è la stessa consapevolezza che potrà avere il popolo (ben più largo di ciò che i sondaggi possono attualmente rilevare) del centrosinistra dopo questo weekend.

In bocca al lupo al PD. In bocca al lupo all’Italia. E in bocca al lupo anche a me.

Una Risposta a “Fotografia del 3 marzo 2019 – 3 marzo, 4 marzo”

  1. pierofil 4 marzo 2019 a 00:54 #

    Prima di tutto, m in bocca al lupo a te.

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