Ma se la definizione che mi è stata affibiata consiste nell’essere una persona che adora ridere ma che non ama ubriacarsi di risate sproporzionate e fuoriluogo, che pensa sia di gran lunga più gradevole un silenzio autentico di miriadi di sillabe buttate al vento, che ad una compagnia imputridita prevarrà sempre un’avvenente solitudine, che preferisce incatenarsi alla trama di un libro travolgente o farsi trasportare in luoghi lontani dalle note di un disco contenente della buona musica piuttosto che farsi soggiogare da chiacchiere ricolme di futilità, allora sì, l’essere “asociale” è una caratteristica portante del mio carattere. Un pregio al quale non voglio rinunciare.
(Alessandra Mugnai)
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