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Fotografia del 2 settembre 2013 – Dieci fotografie che riporto a casa dopo l’estate

2 Set

1. Cade definitivamente un grande mito con cui ho cercato di giustificare alcuni miei strappi lavorativi: “tanto ad agosto mi riposo, dormo, recupero”. La mia fantastica vita e il mio fantastico lavoro non prevedono momenti di tregua, fino a quando sarò così determinato a coltivare l’ambizione di far bene ciò che faccio. In fondo lo sapevo, l’estate scorsa avevo avuto le prime inequivocabili avvisaglie, ho voluto ignorarle da inguaribile ottimista. Non funziona. Ora è davvero ufficiale. Alzo bandiera bianca, con serena rassegnazione (più serena che rassegnazione) fino a nuove disposizioni.

2. Il punto 1 non poteva che essere in cima alla lista perché ha portato una serie di riflessioni a cascata. A differenza degli ultimi agosti, in cui andavo a cercare risposte esistenziali su me stesso, su quello che volessi fare da grande, sulle priorità della vita (sfruttando uno dei grandi lussi dell’estate: poter pensare), questa volta mi sono avvicinato alle vacanze con ambizioni molto più modeste: volevo stare bene con le persone giuste. Obiettivo raggiunto. Nel frattempo però ho realizzato cos’è, per me, il significato della parola “vacanza”. Contrariamente ai teorici del “stacco”, “spengo il cervello”, “non tocco Facebook per tre settimane” (ma perché, vi costringono durante il resto dell’anno?), le mie vacanze sono quei momenti, quelle ore, quei giorni in cui posso decidere liberamente come passare il mio tempo. Senza dover dar conto a nulla e a nessuno. Poter scegliere: queste sono le mie ferie. E dunque devo rimodulare la mia vita, cercando di andare in ferie qualche minuto al giorno, tutti i giorni della mia vita, evitando di confidare in qualche presunta ancora di salvezza temporalmente definita in momenti dell’anno in cui, peraltro, si suda da fermi.

3. Ma passiamo alle cose serie. Dopo almeno cinque anni ho fatto un bagno al mare con mamma e papà e mi sono divertito tantissimo. La cosa più bella, così bella che quasi mi metto a piangere qui davanti allo schermo nel raccontarvela, è che si sono messi a parlare di un libro che ho comprato e che non ho ancora iniziato a leggere. Si chiama “Dio non è grande”, di Christopher Hitchens. Papà non crede, io nemmeno, mamma sì. Ne è venuto fuori un dibattito stupendo, con papà che sottolineava la durezza degli argomenti di Hitch e mamma che ribadiva quanto quel libro fosse illuminante sulle grandi truffe delle religioni nel mondo, e quanto allo stesso tempo quella lettura così distruttiva rinforzasse la sua fede, invece che indebolirla. So di essere tremendamente fortunato ad avere una famiglia così e chiedo scusa se ogni tanto lo faccio emergere così tanto.

4. Non ho toccato la Playstation neanche quest’anno. Che merda. Autoinganno la mia deriva anzianoide pensando al videoproiettore a Villa Frisola per i Mondiali di calcio 2014 (sì, abbiamo rinnovato l’affitto fino al 31 agosto 2014. E io ho passato molte ore a spiegare a tutti gli ospiti quanto questo affitto mi abbia migliorato la vita)

5. Lo sport ufficiale dell’estate 2013? Le bocce, senza dubbio. Giocateci senza indugio. Pare che in Francia sia molto cool. E poi “la bocciofila” è “la casalinga di Voghera” di sinistra. (noi siamo stati post-ideologici e abbiamo comprato sia Chi che Vanity Fair, tutte le settimane). Se ci sono singoli o squadre che hanno paura a rivelare le loro passioni per il gioco delle bocce, sappiate che qui trovate massima apertura e condivisione affettiva.

6. Il volto degli ospiti, specie se extra-Puglia, che vengono da noi a pranzo o a cena e vengono letteralmente invasi di cibo esageratamente buono vale, da solo, la prospettiva di rifarlo con uguale passione e uguale mole inumana di antipasti anche nel 2014. A tal proposito, essendo io capace solo di mangiare e di guidare in direzione del supermercato, ringrazio vivamente tutti i miei coinquilini che hanno preparato la brace, lavato i piatti, sfornato muffin e pancake, fritto melanzane per la parmigiana, scelto con piacere l’Amaro dei Trulli come digestivo.

7. A tal proposito, certifico la vera nota dolente della stagione 2012-2013: ho preso tra i cinque e i sei chili, superando gli 80 chili per la prima volta nella mia vita. E la certifico mentre mangio taralli seduto alla scrivania, dopo aver saltato il pranzo. In questa descrizione c’è sia la domanda che la risposta, e persino un accenno di soluzione del problema. Servirà tanta disciplina.

8. Senza fare troppi giri di parole: il maestrale ha rotto il cazzo.

9. C’è una cosa positiva dell’essere tornati in città: oggi ho ascoltato la BBC in streaming e ho visto qualche video su Youtube senza avere l’ansia che i giga di traffico mensili del cellulare mi lasciassero a piedi da un momento all’altro.

10. Per chiudere: se mi dicessero che esiste un lavoro in cui si deve stare al computer, possibilmente a scrivere (e a studiare, sennò si scrivono cose stupidi o, peggio ancora, inutili), e si può fare in campagna per cinque mesi l’anno (diciamo maggio-ottobre), in cui si può non rispondere mai al telefono (in cambio della garanzia della risposta immediata alle mail), e in cui ci si può svegliare e andare a dormire quando si ha voglia (garantendo in cambio un carico di lavoro tra le 40 e le 50 ore settimanali) stringerei la mano a chi può farlo, complimentandosi con lui per l’ottima scelta.

Non a caso ci sono rimasto per dieci mesi

20 Ago

Le uniche vacanze dell’uomo sono i nove mesi che trascorre nel grembo materno.

 

(Federic Dard)

Fotografia del 3 agosto 2012 – Il quartultimo giorno di scuola

3 Ago

Oggi ufficialmente si chiude la stagione 2011-2012. Nella pratica ci si tiene in allenamento per la successiva.

Di sicuro è stato l’anno più duro da quando lavoro. Duro perché faticoso, duro perché difficile, duro perché la crisi morde, duro perché non sempre si può capire se le cose succedono per merito tuo o demerito tuo, colpa tua o grazie a te.

Non ho mai atteso le vacanze come questa volta. Non saranno lineari come avrei voluto, ma ci sono e tanto basta. Siccome le ho attese tanto, ho una lista molto lunga di cose che vorrei fare durante il mese di agosto 2012. Eccole.

– dormire

– dormire il pomeriggio, qualche volta (variante evoluta della precedente)

– riposare membra e mente a sufficienza per poter affrontare la prossima stagione, certamente ancor più dura della precedente, senza scoppiare a gennaio come le squadre di Zeman

– sperimentare l’assai inusuale sensazione di non essere morto di sonno alle ore 22 e, dunque, riuscire a dire qualcosa di intelligente anche dopo quell’ora

– pranzare all’interno di un edificio usualmente adibito ad abitazione, qualche volta

– leggere Hitchens (e anche Zizek, e anche Gramsci, e anche Turkle, e anche Shirky. Senza perdere d’occhio l’attualità)

– andare al mare alle otto del mattino, come i vecchi

– andare via dal mare al tramonto, come i giovani

– mangiare almeno una volta presso il ristorante ‘Aia Noa’ di Alezio, provincia di Lecce (corollario, mangiare almeno una volta gli spaghetti alla mollica)

– mangiare frutti di mare crudi almeno una volta (se c’è anche la birra artigianale, tanto meglio)

– giocare a poker

– scrivere quasi tutti i giorni

– andare almeno ad almeno tre concerti

– prendere decisioni su cosa fare nella stagione 2013-2014, quelli in cui arriverò ai trent’anni e, in ogni caso, si chiuderà inevitabilmente un pezzo di vita (dubito di poter prendere decisioni nette prima di allora)

– sperimentare quel dispositivo sociale pomeridiano universalmente riconosciuto come ‘aperitivo’, qualche volta

– sentirmi in colpa almeno una volta al giorno pensando a chi non è in vacanza

– seguire le due scadenze di lavoro che mi culleranno in riva al mar

– guidare con il sole che ti acceca

– perdermi mentre guido, con moderazione

– ascoltare più musica possibile, meglio se mentre si guida

– fare qualche brainstorming serio, ma con i piedi nella sabbia

– fare tutte queste cose con le persone giuste (bastano le dita delle mani)

– andare a VeDrò

– giocare almeno un’altra partita di pallone col Katenaccio, al netto dello sport scadente da spiaggia

– aggiungere in corso d’opera altri punti che ho certamente dimenticato, senza farmi prendere dall’ansia per come mi sono auto-farcito questi giorni di pausa

— Aggiunte —

– studiare per l’asta del Fantacalcio

– indossare almeno una volta una felpa a manica lunga

La mia testa

3 Ago

Mi sento così stanco. Mi sa che sono in debito di sonno. Che devo riposarmi un po’. E mi sa anche che ho bisogno di parlare. Di vedere persone. Di levarmi da qui. Ho bisogno di stare solo. Sono spaventato. Non so quello che faccio. Non so quello che ho fatto nei giorni scorsi. Non so dove sono stato. Sono entrato in un negozio. Ho preso un tubetto di dentrificio e sono uscito. La tizia ha dovuto corrermi dietro. Lei non ha pagato, mi ha detto. Mi sono fatto male a un dito. È stato scivolando per la scala. Mi sento esaurito. Ho freddo e fame. Ho fame sempre. Avevo messo un tortino congelato in forno, sono tornato dopo mezz’ora, non avevo acceso. La mia testa.

(Johathan Coe)

A mare con la Borsa

6 Ago

I fatti non cessano di esistere soltanto perchè noi li ignoriamo.

 

(Aldous Huxley)