Fra 180 giorni, sei mesi, la mia vita cambierà. I giorni potrebbero essere di meno, o un po’ di più. E il cambiamento potrebbe essere moderato o radicale, ma ci sarà. Sarà inevitabile. E, aggiungo io, liberatorio.
Si chiude un ciclo della mia vita. Forse se ne aprirà un altro. Difficile fare previsioni sul futuro. Difficile dire che potrò fare tutto ciò che ho in mente, e che ciò che ho in mente oggi sarà giusto domani. E sopratutto è difficile essere certi sul fatto che ciò che voglio fare oggi coincida con ciò che potrò e vorrò fare fra 24 settimane circa.
In questi giorni di fibrillazioni (politiche, economiche, sociali, di pensiero) sto mantenendo a fatica una certa disciplina. In troppi impazziscono per le imminenti elezioni. A sinistra vedo gente che ha convissuto senza mai sopportarsi quasi liberata, finalmente libera di insultare e insultarsi. La destra, giustamente, resta ferma. Tanto a menarci ci pensiamo noi.
Sono un interventista della comunicazione. ‘Ce ammene apprime ammene do volde’ (chi colpisce per primo lo fa due volte) è, per me, la regola aurea della dialettica nell’opinione pubblica. Ogni sera torno a casa e penso a tutto ciò che non ho detto. A tutto ciò che non ho scritto. A tutte le volte in cui mi sono morso la lingua.
Leggo tutti i giorni un sacco di stronzate, ma davvero tante. Non poter dire tutto quello che penso mi fa soffrire. Ma so che questo silenzio è giusto. E sorrido, perché fra sei mesi qualcosa cambierà. Cambierà per sempre.
Mi sto segnando tutto. Le parole, le analisi sbagliate, le opinioni personali travestite da analisi imparziali, le cattiverie gratuite. Sto segnando le frasi e soprattutto i nomi. Non vedo l’ora di sedermi dalla vostra parte. Sperando che dopo tanto scalciare possiate starci voi, al posto mio. Sarà divertente.
Sarà divertente scrivere tutto quello che mi pare sapendo che le mie parole potranno pesare di più perché percepite come finalmente libere, ma potranno anche pesare di meno perché non faranno danno a nessuno se non a me stesso. Sarà divertente poterlo fare senza alibi per i miei interlocutori, che non avranno più niente a cui appendermi per delegittimare ciò che dico. Sarà divertente confrontare le parole degli altri ai fatti degli altri, e i fatti degli altri a quelli miei.
Altri sei mesi. Poi mi diverto. Anzi, mi diverto ancora più di adesso.
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