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Il frutto di un tentativo

17 Dic

Ma il coraggio è anche questo. La consapevolezza che l’insuccesso fosse comunque il frutto di un tentativo. Che talvolta è meglio perdersi sulla strada di un viaggio impossibile che non partire mai.

(Giorgio Faletti)

Di una difficoltà inimmaginabile

31 Lug

Il cosiddetto «mondo reale» degli uomini, del denaro e del potere vi accompagna con quel suo piacevole ronzio alimentato dalla paura, dal disprezzo, dalla frustrazione, dalla brama e dalla venerazione dell’io. La cultura odierna ha imbrigliato queste forze in modi che hanno prodotto ricchezza, comodità e libertà personale a iosa. La libertà di essere tutti sovrani dei nostri minuscoli regni formato cranio, soli al centro di tutto il creato. Una libertà non priva di aspetti positivi. Ciò non toglie che esistano svariati generi di libertà, e il genere più prezioso è spesso taciuto nel grande mondo esterno fatto di vittorie, conquiste e ostentazione. Il genere di libertà davvero importante richiede attenzione, consapevolezza, disciplina, impegno e la capacità di tenere davvero agli atri e di sacrificarsi costantemente per loro, in una miriade di piccoli modi che non hanno niente a che vedere col sesso, ogni santo giorno. Questa è la vera libertà. Questo è imparare a pensare. L’alternativa è l’inconsapevolezza, la modalità predefinita, la corsa sfrenata al successo: essere continuamente divorati dalla sensazione di aver avuto e perso qualcosa di infinito.
So che questa roba forse non vi sembrerà divertente, leggera o altamente ispirata come invece dovrebbe essere nella sostanza un discorso per il conferimento delle lauree. Per come la vedo io è la verità sfrondata da un mucchio di cazzate retoriche. Ovvio che potete prenderla come vi pare. Ma vi pregherei di non liquidarlo come uno di quei sermoni che la dottoressa Laura impartisce agitando il dito. Qui la morale, la religione, il dogma o le grandi domande non c’entrano. La Verità con la V maiuscola riguarda la vita prima della morte. Riguarda il fatto di toccare i trenta, magari i cinquanta, senza il desiderio di spararvi un colpo in testa. Riguarda il valore vero della vera cultura, dove voti e titoli di studio non c’entrano, c’entra solo la consapevolezza pura e semplice: la consapevolezza di ciò che è così reale e essenziale, così nascosto in bella vista sotto gli occhi di tutti da costringerci a ricordare di continuo a noi stessi: «Questa è l’acqua. Questa è l’acqua; dietro questi eschimesi c’è molto più di quello che sembra». Farlo, vivere in modo consapevole, adulto, giorno dopo giorno, è di una difficoltà inimmaginabile. E questo dimostra la verità di un altro cliché: la vostra cultura è realmente il lavoro di una vita, e comincia… adesso. Augurarvi buona fortuna sarebbe troppo poco.

(David Foster Wallace)

Vedetta

7 Ott

Cerchiamo di non guardarci indietro con rabbia o in avanti con paura, ma intorno con consapevolezza.

(James Thurber)

Stupidi non sono

26 Mar

Se siete annoiati e disgustati dalla politica e non vi disturbate a votare, di fatto votate per gli arroccati establishment, i quali, potete starne certi, stupidi non sono, ma anzi hanno una consapevolezza profonda di quanto gli convenga mantenervi in una condizione di disgusto e noia e cinismo, fornendovi ogni possibile motivazione psicologica perché il giorno delle primarie ve ne stiate in casa a farvi i cilum guardando Mtv. Sia chiaro: avete tutto il diritto di stare a casa, se volete, ma non prendetevi in giro pensando di non votare. In realtà, non votare è impossibile: si può votare votando, oppure votare rimanendo a casa e raddoppiando tacitamente il valore del voto di un irriducibile.

(David Foster Wallace)

Crostini

8 Ott

Si ha spesso la vaga illusione di prendere le proprie decisioni, ma è un’illusione che spesso si accompagna alla consapevolezza che la maggior parte delle nostre scelte è fatta per noi da altri o dalle circostanze, o semplicemente si fa.

 

(Christopher Hitchens)

Debiti pubblici

16 Lug

Solo i poveri riescono ad afferrare il senso della vita, i ricchi possono solo tirare a indovinare.

 

(Charles Bukowski)

Un piccolo passo in avanti

2 Gen

Ho sempre voluto fare il giornalista, avrei pagato per farlo. Meno male che i miei editori non se ne sono mai accorti.

(Enzo Biagi)

Barbara

27 Apr

L’attrattiva dei populisti scaturisce da un affastellarsi di ignoranze: ignoranza della Costituzione, ignoranza dei benefici che nascono dall’unirsi in sindacato, ignoranza della scienza nel mondo moderno, ignoranza della propria ignoranza.

(Robin Lakoff)

Ho un’utile depressione

16 Apr

Ho sempre malsopportato la parola depressione. Più che la parola, malsopporto chi ne fa abuso. Chi magari ha un problema al lavoro, si scazza, ed è depresso.

I miei studi psicologici amplificano questo senso di disagio e contemporaneamente mi permettono, seppur genericamente, di individuare patologie psichiatriche nelle persone. Potrei dire di qualcuno che è bipolare, depresso, schizofrenico, paranoico-ossessivo. Forse non saprei suggerire la cura. Ho una bozza di atlante dei disturbi clinici che corrisponde alla mia formazione accademica.

“Sono depresso”.

Invece di dire “sono triste”, “sono giù”, si tende ad evocare questo male oscuro che oramai è diventato pop, anche a causa dell’ossessione delle società occidentali allo scopo di guarirla (spesso con farmaci), anche quando si presenta in forma leggera e momentanea.

Sono 121 milioni i malati di depressione nel mondo (quella seria, non quella delle ricostruzioni improbabili). Nella società occidentale si arriva al 7% della popolazione. Sospendo i pipponi sul senso della vita del mondo capitalistico e consumistico se poi stiamo così male, nonostante ci siamo messi nelle condizioni di avere accesso a tutto.

Ecco perchè quello che sto per dirvi ha un sapore molto particolare.

Non ne ho certezza, non me l’ha diagnosticata nessun medico. Ma leggendo, studiando, ripassando, posso dirlo:

ho una leggera forma di depressione.

Perchè scriverlo qui? Perchè l’ammissione è l’inizio della cura, un mantra sempre vero. E perchè probabilmente ci sono molte persone che sono depresse sul serio ma che non lo possono ammettere, prima di tutto a se stesse, perchè culturalmente i problemi mentali sono ritenuti o di serie B o, ancora peggio, tutti assimilabili alla pazzia.

Così non è. Le depressioni, sopratutto se leggere, sono mali curabili con l’analisi o semplicemente con ulteriori fattori scatenanti. Non è possibile che i depressi non debbano confrontarsi serenamente con la malattia mentre i sani devono abusare dell’etichetta linguistica per dei piagnistei.

Illuminante è stato l’articolo di Internazionale dal titolo: “il lato buono della tristezza”. Userò degli stralci con cui proverò a spiegarvi come ho fatto a riconoscere cause e sintomi della patologia. Se qualcuno di voi dovesse riconoscersi nel percorso dei sintomi, non si preoccupi, non è nè matto nè irrecuperabile, ha una malattia che, come tante altre, può guarire.

  1. “il lavoro è l’unica cosa che mi rende la vita sopportabile” (Charles Darwin)
  2. “Osssessionati dalla sofferenza, ci allontaniamo da tutto. Smettiamo di mangiare, oppure mangiamo troppo, il sonno diventa un’impresa impossibile. Siamo sempre stanchi, anche se facciamo sempre meno cose. E pensiamo alla morte” (Jonah Lerner, l’autore dell’articolo)
  3. “Parlando di origini evolutive della depressione, si parte dall’attività che caratterizza questo disturbo, la cosiddetta ruminazione mentale. [..] che termini potremmo usare per descrivere quel vuoto emotivo infinito, autodistruttivo e solipsistico? I pensieri cupi diventano presto noiosi e irritanti. [..] Secondo Susan Nolen-Hoeksema, la cupa tristezza di questo processo mentale spiega perchè le persone che “tendono a rimuginare” sono più inclini a cadere in depressione. Poi ci sono le carenze cognitive. Dato che il rimuginare occupa il flusso di coscienza, numerosi studi hanno dimostrato che i soggetti depressi fanno fatica a pensare ad altro.” (David Foster Wallace + Susan Nolan Hoeksema)
  4. “La tendenza a rimuginare di solito è la reazione ad un evento traumatico” (Jonah Lerner)
  5. “Era abituato al successo facile. Ma una certo punto si è trovato in una situazione complicata. Gli ho detto chiaramente che ci sarebbe voluto un po’ di tempo per trovare una soluzione. Il suo problema era come una scheggia. Il dolore non sarebbe passato fino a quando non fosse stata estratta.” (lo psichiatria Andrew Thomson racconta l’origine di una forma depressiva in un suo paziente)

Bene, io mi riconosco in tutte queste frasi.

In questo periodo della mia vita sto bene solo in ufficio e nel mio letto.

Mangio meno, dormo meno, mi sento spesso stanco pur gestendo molto meno stress di un mese fa.

E ogni tanto vengo travolto da attacchi di angoscia durante i tragitti casa-lavoro.

In quei percorsi rumino. Penso e ripenso al fattore scatenante di questa mia situazione (che ritengo di aver individuato), sono incapace di fare ogni altra cosa. Non riesco nemmeno ad accendermi l’iPod per ascoltare musica.

Sapevo che avrei avuto un crollo dopo la fine della campagna elettorale e dopo un anno e mezzo in cui non ho avuto il tempo di preoccuparmi dell’insorgenza di problemi. Lo sbalzo tremendo tra la vita drogata di una campagna elettorale e i normali ritmi di un ragazzo di 26 anni avrebbero fatto male a chiunque.

Io però non ho avuto un materasso comodo dove riposare ma, purtroppo, sono stato accolto dal letto di spine delle questioni private altrettanto complesse che si erano annidate nel vissuto di tutti i giorni e che io avevo sottovalutato proprio perchè preso da altro e per il senso di colpa da iper-responsabilità che ha generato il meccanismo sbagliato per cui mi attribuivo le responsabilità delle magagne degli altri perchè sempre impegnato.

Non avrò aiuto da nessuno e sopratutto non voglio aiuto. Non sono in grado di gestire l’offerta di aiuto di qualcuno che ha bisogno di sapere che io guarirò in tre giorni o che mi metta a ridere, perchè non mi posso caricare di quest’altra responsabilità. I miei fastidi mi impediscono, in questa fase, di intrattenere relazioni sociali normali e serene con nessuno (forse qualcuno di questo si era già accorto).

Ma questo è un bene.

Ho cominciato a pensare che forse vale la pena di essere depressi per qualche mese se questo ci aiuta a capire meglio i nostri rapporti sociali. Forse ci rendiamo conto che dobbiamo essere meno rigidi o più affettuosi. La depressione ci spinge a riflettere e può essere molto utile. (Paul Andrews)

Io sono cresciuto solo nei momenti di sofferenza. Sono stato bene per troppo tempo, doveva finire prima o poi. Sapere qual è il mostro ti aiuta di certo a conviverci.

Perciò, se siete depressi, sappiate tirarne fuori il lato utile.