Ma il coraggio è anche questo. La consapevolezza che l’insuccesso fosse comunque il frutto di un tentativo. Che talvolta è meglio perdersi sulla strada di un viaggio impossibile che non partire mai.
(Giorgio Faletti)
(Giorgio Faletti)
(David Foster Wallace)
(James Thurber)
(David Foster Wallace)
(Christopher Hitchens)
(Charles Bukowski)
(Enzo Biagi)
(Robin Lakoff)
Ho sempre malsopportato la parola depressione. Più che la parola, malsopporto chi ne fa abuso. Chi magari ha un problema al lavoro, si scazza, ed è depresso.
I miei studi psicologici amplificano questo senso di disagio e contemporaneamente mi permettono, seppur genericamente, di individuare patologie psichiatriche nelle persone. Potrei dire di qualcuno che è bipolare, depresso, schizofrenico, paranoico-ossessivo. Forse non saprei suggerire la cura. Ho una bozza di atlante dei disturbi clinici che corrisponde alla mia formazione accademica.
“Sono depresso”.
Invece di dire “sono triste”, “sono giù”, si tende ad evocare questo male oscuro che oramai è diventato pop, anche a causa dell’ossessione delle società occidentali allo scopo di guarirla (spesso con farmaci), anche quando si presenta in forma leggera e momentanea.
Sono 121 milioni i malati di depressione nel mondo (quella seria, non quella delle ricostruzioni improbabili). Nella società occidentale si arriva al 7% della popolazione. Sospendo i pipponi sul senso della vita del mondo capitalistico e consumistico se poi stiamo così male, nonostante ci siamo messi nelle condizioni di avere accesso a tutto.
Ecco perchè quello che sto per dirvi ha un sapore molto particolare.
Non ne ho certezza, non me l’ha diagnosticata nessun medico. Ma leggendo, studiando, ripassando, posso dirlo:
Perchè scriverlo qui? Perchè l’ammissione è l’inizio della cura, un mantra sempre vero. E perchè probabilmente ci sono molte persone che sono depresse sul serio ma che non lo possono ammettere, prima di tutto a se stesse, perchè culturalmente i problemi mentali sono ritenuti o di serie B o, ancora peggio, tutti assimilabili alla pazzia.
Così non è. Le depressioni, sopratutto se leggere, sono mali curabili con l’analisi o semplicemente con ulteriori fattori scatenanti. Non è possibile che i depressi non debbano confrontarsi serenamente con la malattia mentre i sani devono abusare dell’etichetta linguistica per dei piagnistei.
Illuminante è stato l’articolo di Internazionale dal titolo: “il lato buono della tristezza”. Userò degli stralci con cui proverò a spiegarvi come ho fatto a riconoscere cause e sintomi della patologia. Se qualcuno di voi dovesse riconoscersi nel percorso dei sintomi, non si preoccupi, non è nè matto nè irrecuperabile, ha una malattia che, come tante altre, può guarire.
Bene, io mi riconosco in tutte queste frasi.
In questo periodo della mia vita sto bene solo in ufficio e nel mio letto.
Mangio meno, dormo meno, mi sento spesso stanco pur gestendo molto meno stress di un mese fa.
E ogni tanto vengo travolto da attacchi di angoscia durante i tragitti casa-lavoro.
In quei percorsi rumino. Penso e ripenso al fattore scatenante di questa mia situazione (che ritengo di aver individuato), sono incapace di fare ogni altra cosa. Non riesco nemmeno ad accendermi l’iPod per ascoltare musica.
Sapevo che avrei avuto un crollo dopo la fine della campagna elettorale e dopo un anno e mezzo in cui non ho avuto il tempo di preoccuparmi dell’insorgenza di problemi. Lo sbalzo tremendo tra la vita drogata di una campagna elettorale e i normali ritmi di un ragazzo di 26 anni avrebbero fatto male a chiunque.
Io però non ho avuto un materasso comodo dove riposare ma, purtroppo, sono stato accolto dal letto di spine delle questioni private altrettanto complesse che si erano annidate nel vissuto di tutti i giorni e che io avevo sottovalutato proprio perchè preso da altro e per il senso di colpa da iper-responsabilità che ha generato il meccanismo sbagliato per cui mi attribuivo le responsabilità delle magagne degli altri perchè sempre impegnato.
Non avrò aiuto da nessuno e sopratutto non voglio aiuto. Non sono in grado di gestire l’offerta di aiuto di qualcuno che ha bisogno di sapere che io guarirò in tre giorni o che mi metta a ridere, perchè non mi posso caricare di quest’altra responsabilità. I miei fastidi mi impediscono, in questa fase, di intrattenere relazioni sociali normali e serene con nessuno (forse qualcuno di questo si era già accorto).
Ma questo è un bene.
Io sono cresciuto solo nei momenti di sofferenza. Sono stato bene per troppo tempo, doveva finire prima o poi. Sapere qual è il mostro ti aiuta di certo a conviverci.
Perciò, se siete depressi, sappiate tirarne fuori il lato utile.