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Benvenuto il luogo dove

20 Mar

Benvenuto il luogo dove
dove tutto è ironia
il luogo dove c’è la vita e i vari tipi di allegria
dove si nasce, dove si vive sorridendo
dove si soffre senza dar la colpa al mondo.
Benvenuto il luogo delle confusioni
dove i conti non tornano mai
ma non si ha paura delle contraddizioni
dove esiste il caos ma non come condanna
dove si ride per come è strana la donna.
Benvenuto il luogo dove
il futuro è sempre più precario
benvenuta l’incertezza di un luogo poco serio
dove esiste ancora qualche antica forma di allergia
benvenuta l’intolleranza, benvenuta la pazzia.
Benvenuto il luogo dove
si crede a tutto e non si crede affatto
dove sorge la città delle madri dal corpo perfetto
benvenuta la donna che riflette tutto su se stessa
benvenuto il luogo dove tanta gente insieme non fa massa.
Benvenuto il luogo dove
se un tuo pensiero trova compagnia
probabilmente è già il momento di cambiare idea.
Il luogo dove l’estetica è importante
e poi malgrado l’ignoranza tutto è intelligente.
Benvenuto il luogo dove
non si prende niente sul serio
dove il rito è superato ma necessario
dove fascismo e comunismo sono vecchi soprannomi per anziani
dove neanche gli indovini pensano al domani.
Benvenuto il luogo dove
tutto è calcolato e non funziona niente
e per mettersi d’accordo si ruba onestamente
dove non c’è un grande amore per lo Stato
ci si crede poco
e il gusto di sentirsi soli è così antico.
Benvenuto il luogo dove
forse per caso o forse per fortuna
sembra che muoia
e poi non muore mai nemmeno la Laguna.
Dove tutto è melodramma con un po’ di indignazione
dove diventano leggere anche le basi americane.
Benvenuto il luogo lungo e stretto con attorno il mare
pieno di regioni
come dovrebbero essere tutte le nazioni
un luogo pieno di dialetti strani
di sentimenti quasi sconosciuti
dove i poeti sono nati tutti a Recanati.
Benvenuto il luogo dove
dove tutto è ironia
il luogo dove c’è la vita e i vari tipi di allegria
magari un po’ per non morire, un po’ per celia
il luogo, caso strano, sembra proprio l’Italia.

 

(Giorgio Gaber)

Come ogni rockstar che si rispetti

21 Lug

Ero programmato per morire giovane, come ogni rockstar che si rispetti. Al massimo a 35 anni. Facevo solo quello: scrivevo canzoni e facevo concerti. Tutto quello che stava intorno non mi interessava. Ero pronto a morire sull’altare del rock’n’roll. Poi mi son ritrovato vivo. È stata durissima.

(Vasco Rossi)

Come se gli altri non ci fossero

25 Set

Esser qualcuno è un’altra cosa, – dissi piano – Non te l’immagini nemmeno. Ci vuole fortuna, coraggio, volontà. Soprattutto coraggio. Il coraggio di starsene soli come se gli altri non ci fossero e pensare soltanto alla cosa che fai. Non spaventarsi se la gente se ne infischia. Bisogna aspettare degli anni, bisogna morire. Poi dopo morto, se hai fortuna, diventi qualcuno.

(Cesare Pavese)

Chiacchiere per iscritto

17 Mag

Il lavoro di noi che vendiamo chiacchiere per iscritto così come nasce, così muore.

(Giampiero Mughini)

Vestono bene, mangiano bene, dormono bene

3 Lug

Puoi pure non crederci
ma c’è della gente
che attraversa la vita con molto poco
attrito o angoscia.
Vestono bene, mangiano bene, dormono bene.
Sono soddisfatti della loro vita familiare.
Hanno momenti di dolore
ma tutto sommato nessuno li disturba
e spesso stanno decisamente bene.
E quando muoiono
è una morte facile, solitamente nel sonno.
Puoi pure non crederci
ma la gente così esiste.
Anche se io non sono uno di loro.
Eh no, io non sono uno di loro.
Non ci vado nemmeno vicino
a essere uno di loro
però loro sono lì
e io sono qui.

(Charles Bukowski)

Quest’igiene

12 Mar

Forse tutta quest’igiene di non sperare è un po’ ridicola. Non sperare dalla vita, per non rischiarla; considerarsi morto, per non morire. A un tratto tutto questo mi è sembrato un letargo spaventoso, allarmante; voglio che finisca.

(Adolfo Bloy Casares)

Crisi è

18 Gen

Crisi è quel momento in cui muore il vecchio e il nuovo non può più nascere.

(Antonio Gramsci)

Fotografia del 14 novembre 2013 – Tequila

14 Nov

13.11.14 tequila

 

La foto che vedete è di dieci giorni fa.
Quella è una valigia, la mia valigia con i vestiti ancora dentro. In camera mia, a casa. E lui è Tequila.

Quattro giorni prima un veterinario gli aveva diagnosticato la leucemia felina e ci aveva detto che sarebbe morto di lì a poco. L’avevamo portato dal veterinario solo una settimana prima, perché aveva gli occhi rossi. Fino a un mese prima non aveva dato alcun segno di malessere. Non sappiamo come abbia preso il virus, forse il contagio è avvenuto alla nascita, dalla madre. La leucemia felina, infatti, può restare silente per anni.

Tequila è morto qualche ore fa, stamattina alle 5. Questi ultimi giorni con lui sono stati un’esperienza emotivamente fortissima. Tequila ha smesso di mangiare, lo abbiamo alimentato con le flebo finché abbiamo potuto. E piano piano ha smesso di miagolare, poi di muoversi. Ieri notte l’ho trovato in bagno, testa bassa, immobile. Ho subito realizzato che non avrebbe avuto molto da vivere.

Quando ti dicono che un animale è un morto vivente e che non ci sono possibilità di salvarlo, non c’è molto da fare. Il primo pensiero che ti passa per la testa è: come faccio a non farlo soffrire? Il secondo è: come è giusto comportarsi in questo caso? E infatti questa mattina, parlando al telefono con mamma che si è dovuta svegliare e andare a lavorare con questa enormità nel cuore, si parlava di questo, del fatto che non lo abbiamo soppresso e che, almeno apparentemente, non ne ha sofferto troppo.

Tequila non poteva muoversi in modo del tutto libero per casa (la nostra casa è una villetta di provincia su tre piani), ma aveva piena disponibilità della tavernetta, che poi è il posto dove la famiglia passa il grosso del suo tempo. Dunque era sempre con noi. In questi ultimi giorni, proprio perché erano gli ultimi, abbiamo rotto questa regola. Il gatto è stato libero di girare per casa e anche nel giardino, e questa libertà è stata contemporaneamente la nostra gioia e il nostro strazio, le nostre lacrime di tristezza e quelle di commozione.

Ogni notte, tornando a casa, andavo da lui e papà e ogni volta ci inventavamo qualcosa di diverso. Perché ci siamo subito resi conto di una cosa: Tequila smetteva di vivere ogni giorno di più, ma si accendeva improvvisamente non appena trovava uno spiraglio, una porta aperta, un posto nuovo dove stare. E soprattutto, si accendeva quando tutto questo vedeva anche noi come protagonisti. Una settimana fa abbiamo aperto la porta della tavernetta e lo abbiamo seguito. È andato di corsa (sì, di corsa: con chissà quali energie) sul lettone dei miei, si è piazzato accanto a mamma, ha messo la testa sul suo corpo, e ha iniziato a fare delle fusa che ricorderò per tutta la vita. Con me e papà, ovviamente, a piangere come fontane.

Avantieri, sotto il diluvio, abbiamo lasciato per sbaglio la porta esterna aperta. Tequila da immobile è diventato improvvisamente scattante, ho dovuto inseguirlo e ho fatto sinceramente fatica per riportarlo a casa. E mi ha fatto ridere un sacco. Ci ha fatto ridere e piangere fino all’ultimo.

Credo che Tequila mi volesse bene. Questa foto scattata da mia sorella mi ha ovviamente scosso. In questi giorni di libertà andava spesso a dormire in camera mia. E io, brutto pezzo di merda, non c’ero perché non ci sono mai. Ci sono la mattina presto, però. E lui, ogni mattina, a qualsiasi ora io decidessi di svegliarmi, era lì, a miagolare senza fine perché voleva che io gli dessi da mangiare. Lo faceva sempre, comunque, anche se aveva già mangiato. Bastava andare in frigo, prendere la scatoletta e rovesciargliela nella sua ciotolina, e lui si calmava. Dopo dieci minuti attaccava a fare le fusa più forti della giornata.

Ora la nostra casa è più vuota. Sei mesi fa è morta Fedora, oggi Tequila. Un anno fa non c’era alcun segnale che tutto ciò potesse accedere. Il cane e il gatto andavano d’amore e d’accordo, dormivano insieme, giocavano insieme. È da quando abbiamo saputo che sarebbe morto di leucemia che sto pensando a cosa sia giusto fare adesso, se ha senso provare subito a riempire quel vuoto con un nuovo animale, o se è più sensato far passare del tempo, ma con il rischio che poi quel vuoto non si riempia mai più. Alla fine ho realizzato che non è una decisione che devo prendere io, perché io non pulisco la lettiera, non compro da mangiare, non accudisco, non ci sono, se non al mattino presto e alla sera tardi (e neanche sempre). Ma sono pronto a parlarne con i miei per tutto il tempo che vorranno, per prendere la decisione migliore per la nostra famiglia.

Ho lasciato Fedora con un cruccio enorme: non averla portata in giro per Bari, a causa del suo incrollabile mal d’auto che la portava a vomitare dopo la prima curva, anche a stomaco vuoto.
Lascio Tequila con un cruccio ancora più grande: avrò detto cento volte, anche a lui, che mi sarei preso un giorno di ferie e lo avrei passato sul divano letto a fargli le coccole. Non l’ho mai fatto. E adesso non posso più rimediare.

Questa è una lezione severissima. Il 2013, che tra l’altro deve ancora finire, è stato un anno intensissimo. Doveva essere l’anno della qualità (ogni anno mi do un obiettivo “esistenziale”) e per certi versi ho raggiunto l’obiettivo: con disciplina e metodo ho tagliato un po’ di cose inutili, gestisco meglio il mio tempo, faccio cose sempre più difficili e continuo a divertirmi. Ma il fatto che io non abbia avuto il tempo per il mio gatto, e dunque per me stesso, mi dice chiaramente che questo 2013 è stato un anno “troppo”.

Troppo lavoro.
Troppi viaggi.
Troppo stress.
Troppe parole.
Troppi incontri.
Troppo poco sonno.
Troppi weekend saltati per aria.
Troppe urgenze.
Troppe cose che non devo fare più.
Devo darmi una regolata.

Ciao Tequila, ti voglio bene. Morendo mi hai insegnato a vivere.

Il tempo è l’unico giudizio di valore

30 Set

Tutti i giudizi di valore che uno scrittore riceve attraverso le recensioni e le critiche letterarie nel 99 per cento dei casi sono solo retorica. Il tempo è l’unico giudizio di valore. Nessuno scrittore, nessun artista può sapere se è bravo oppure no finché non muore. Quindi, di fatto, non lo sa. Ma questo è un bel paradosso che credo aiuti a rimanere sinceri.

(Martin Amis)

Buon inizio

31 Dic

Apprendi dagli audaci,
dai forti,
da chi non accetta compromessi,
da chi vivrà malgrado tutto;
pensa meno ai tuoi problemi
e più al tuo lavoro.
I tuoi problemi, senza alimentarli, moriranno.

Impara a nascere dal dolore
e ad essere più grande, che è
il più grande degli ostacoli.

Guarda te stesso allo specchio
e sarai libero e forte
e finirai di essere una marionetta delle circostanze,
perché tu stesso sei il tuo destino.

Alzati e guarda il sole nelle mattine
e respira la luce dell’alba.
Tu sei la parte della forza della tua vita.
Adesso svegliati, combatti, cammina,
deciditi e trionferai nella vita;
Non pensare mai al destino,
perché il destino
è il pretesto dei falliti.

(Pablo Neruda)